Pensieri romanisti

Al di là di maschere e ruoli ciò che conta è la Roma

Quando la pausa per le nazionali arriva dopo una sconfitta per la Roma sono sempre dolori. Perché si rimette in moto, quasi magicamente, quella macchina che fa sì che sui giornali si parli quasi esclusivamente della Roma in termini apocalittici. Che poi è quella stessa macchina che rimane ben parcheggiata e coperta con un bel telone impermeabile quando i risultati sono positivi e la Roma diventa inattaccabile. Ma, con grande prontezza, bastano un paio di passi falsi per sollevare la copertura, lucidare l’autovettura, rimetterla in moto e farla girare liberamente per le vie della città.

Chiaro, le due sconfitte consecutive rimediate contro Parma e Napoli sono piuttosto pesanti, soprattutto ai fini della corsa al quarto posto, che mai come quest’anno sarebbe vitale raggiungere, non solo per la partecipazione alla prossima edizione della Champions League, ma soprattutto per gli introiti che genera la massima competizione europea. Tuttavia ci si dimentica con troppa facilità che i giallorossi sono ben due anni che non riescono a centrare questo obiettivo, e questo mancato raggiungimento ha portato con sé anche l’ovvia impossibilità di disporre di un tesoretto da investire sul mercato che avrebbe permesso alla società giallorossa di poter quanto meno migliorare sensibilmente la rosa per ridurre la distanza che l’ha separata con le squadre che l’hanno preceduta in classifica.

Ma nonostante questo, che non è un problema da poco, perché non avere soldi da investire sul mercato vuol dire doversi arrabattare per accaparrarsi giocatori forti (cosa che peraltro è riuscita benissimo, basti vedere le operazioni Borja Mayoral, Chris Smalling ed Heinrik Mkhitaryan), il campionato della Roma non è tutto da buttare, come sembrerebbe da quanto si legge sui quotidiani. Dopo 28 giornate, infatti, i giallorossi hanno messo insieme 50 punti, due in più rispetto alla scorsa stagione. Ma soprattutto hanno raggiunto un importante step in Europa League, tornando a disputare dopo 22 anni i quarti di finale della seconda competizione europea, quella che un tempo era la Coppa Uefa. Obiettivo che non veniva centrato dal 1999, anno in cui la squadra capitolina giocò contro l’Atletico Madrid.

Ciò che invece si apprende leggendo i giornali è che all’interno della Roma ci sarebbero diverse faide e fazioni: chi sostiene Fonseca, chi vorrebbe liberarsene, chi sostiene Pinto, chi non lo sopporta, chi preferirebbe Allegri o Sarri, chi è più propenso a far rimanere il tecnico lusitano, chi sostiene Fienga, chi non sopporta Fienga. Ora, qui a Roma di faide e fazioni, purtroppo, siamo piuttosto esperti, ed è per questo che aleggia un senso di scoramento, perché da tutto quello che trapela sembrerebbe che l’aria che si respira a Trigoria sia piuttosto pesante. Nonostante i giallorossi abbiano ancora un finale di campionato da disputare e un importante quarto di finale di Europa League da affrontare con la massima concentrazione.

E allora, immaginando di avere tra le mani la lampada di Aladino, il desiderio che vorrei esprimere è quello più naturale: ed è l’augurio che i nostri Presidenti Dan e Ryan Friedkin possano fare al più presto pulizia totale all’interno di Trigoria, perché al di là delle maschere e dei ruoli, al di là dei giocatori e degli allenatori, al di là di tutto ciò che veramente importa a ogni singolo tifoso della Roma è la Roma. E per fare il bene della Roma è necessario pensare alla Roma, e non ai giochi di potere o alla suddivisione di Trigoria in piccoli Stati come se fosse in corso una partita di Risiko.

Perché al di sopra di tutto c’è una sola cosa: la Roma.

Alessandro Oricchio

Docente e ricercatore di Lingua Spagnola, giornalista pubblicista iscritto all'Odg del Lazio. Amante dei libri, dei viaggi, del calcio, della lingua spagnola, del mare e della cacio e pepe. Da gennaio 2021 redattore e speaker di TeleRadioStereo 92.7

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