ASROMA.COM (T. Cagnucci) – A forza di essere vento Francesco Rocca è diventato una bandiera prima del tempo. Francesco Rocca è stata la nostra Aurora, il momento prima dell’alba della più grande Roma di sempre.
[…] Francesco Rocca ha dato alla Roma una gamba. […] Si è fatto male a 22, si è ritirato a 27, in mezzo solo cinquanta presenze con la Roma lui che giocava sempre e che dall’estate del 1981 non ha giocato più. In mezzo dolore, rientri, speranze, dolore, dolore, rientri, dolore, illusioni, interventi, parole, dolore. L’Equipe il giorno del ritiro scriverà questa cosa: «L’infortunio di Rocca è stata la iattura più grande che sia capitata al calcio italiano dopo Superga». In mezzo l’amore per la Roma e una notte. Una nota.
Il 30 maggio 1984 chiamato da Antonio Bongi – uno dei fondatori del CUCS – Francesco Rocca scavalca e va in Curva Sud non a vedere la finale di Coppa dei Campioni Roma-Liverpool, ma a tifare la Roma nella finale della Coppa dei Campioni contro il Liverpool. […]
Io credo che quando vinceremo la cosa più grande dovremmo fermarci e fare scendere una volta ancora in campo Francesco Rocca per fargliela alzare. Glielo dobbiamo per quanto ha sofferto, per come si è comportato, per quanto ci ha provato, per come ha onorato la Roma in campo, in allenamento e ancora oggi, ingoiando rabbie e parole che qualsiasi essere umano farebbe difficoltà a non urlare.
Il giorno dell’Hall of Fame, quando è stato chiamato per il giro di campo, è entrato, ha guardato solo la Sud, ha applaudito con le braccia sopra la testa, poi si è raccolto in una smorfia di commozione, ha stretto la mano destra in un pugno e se l’è stretta al cuore guardandola. Credo significhi ti amo.