Pensieri romanisti

Paulo Fonseca, un uomo che ha sempre anteposto la Roma ai suoi interessi

Mister Paulo Fonseca non sarà più l’allenatore della Roma la prossima stagione. Dopo due anni il tecnico lusitano saluterà la Capitale a fine campionato, quando sarà sostituito da un altro allenatore portoghese, José Mourinho. Così ieri Paulo Fonseca ha deciso di commentare il suo addio alla Roma: “In questi due anni abbiamo vissuto alti e bassi, ma ho dato sempre il massimo per questo Club e per questa città, che mi ha accolto benissimo. Voglio ringraziare tutti i tifosi della Roma, le persone che lavorano con noi a Trigoria, i giocatori, coloro che ci hanno sostenuto in questo percorso, in particolare Dan e Ryan Friedkin per il loro supporto continuo da quando sono arrivati e Tiago Pinto, un eccellente professionista, a cui auguro il meglio nel suo percorso in questo club. Abbiamo ancora partite molto importanti da vincere in questa stagione e daremo il massimo come sempre. Grazie Roma”.

Contrattato l’11 giugno del 2019, Paulo Fonseca è rimasto in carica per due stagioni sulla panchina della Roma, con cui finora ha disputato 96 partite, di cui 50 vinte, 19 pareggiate e 27 perse, con 180 gol messi a segno e 134 subiti, per una media di 1,76 punti a partita.

Un allenatore che quando è arrivato nella Capitale ha accettato un progetto di squadra tutt’altro che brillante, in un momento in cui nessun altro allenatore ha creduto nel progetto di Trigoria, in un momento in cui il vecchio Presidente Pallotta stava già meditando la cessione del club. Un allenatore che ha dovuto fronteggiare una situazione di estrema crisi come quella causata dal Covid, che ha stravolto l’attività agonistica professionale. Un allenatore che oggettivamente non è mai stato sostenuto né dalla stampa tantomeno dal club, neanche quando la Roma stava riuscendo a battagliare per le prime posizioni in classifica, neanche quando la Roma ha centrato dopo 30 anni un traguardo importante come la semifinale di Europa League.

Un uomo lasciato da solo, un uomo che non ha battuto ciglio quando ha visto venire meno Gianluca Petrachi, punto di riferimento fino ad allora per tutto ciò che riguardava l’ambito sportivo. Un uomo che ha affrontato da solo quel buco di potere derivante dal passaggio di proprietà da Pallotta ai Friedkin, un uomo che ha atteso con pazienza l’insediamento di Tiago Pinto, un uomo che per dieci mesi si è presentato davanti alle telecamere da solo, senza mai pensare al suo contratto, senza mai lamentarsi di non conoscere il suo futuro, senza mai far mancare il suo sostegno alla Roma, nonostante fosse ormai ben chiaro che quel silenzio societario equivaleva alla conferma che le strade si sarebbero separate. Un uomo che non ha potuto lavorare con il vento a favore, e che anzi ha dovuto leggere sui giornali ogni settimana non solo i nomi dei possibili allenatori che avrebbero potuto sostituirlo, ma addirittura l’idea di affiancargli un tutor tattico. Paulo Fonseca a 48 anni ha dovuto leggere la notizia sul tutor tattico che conoscesse il campionato italiano.

Ma nonostante questo con enorme dignità, con enorme impegno, con estrema abnegazione Mister Paulo Fonseca ha continuato a lavorare e a difendere la Roma. Senza cercare alibi, né per il livello della rosa messagli a disposizione, tantomeno per i tanti giocatori infortunati dei quali ha dovuto fare a meno. Basti pensare che Nicolò Zaniolo con Paulo Fonseca ha giocato solamente 33 partite in due anni. E fino a quando il tecnico ha avuto a disposizione tutti i giocatori era riuscito in un mezzo miracolo, quello di rimanere agganciato alle prime quattro posizioni in classifica. Sogno svanito nel momento in cui si sono infortunati contemporaneamente i due giocatori più prolifici, Jordan Veretout e Heinrikh Mkhitaryan. Poi, con la rosa ridotta al minimo, il doppio impegno Serie A – Europa League è stato pressoché insostenibile.

Mister Fonseca lascia la Roma dopo averla difesa, dopo averla amata. E chiunque ami e difenda la Roma come ha fatto Mister Paulo Fonseca sarà ringraziato per sempre. In bocca al lupo, Mister!

Mi piace molto essere l’allenatore della Roma. È un grande piacere allenare qui, mi piace la città e i tifosi. Sapete che qui non è facile, ma è importante essere sempre equilibrato e cerco di esserlo. Sto imparando molto come allenatore della Roma“.

“Lukaku ha detto di sentirsi tra i primi 5 attaccanti al mondo. Ci metterebbe anche Dzeko?”. Non sono d’accordo, per me i due migliori sono Dzeko e Mayoral. E il terzo è Mkhitaryan“.

“Per me è un onore se prima hanno parlato di Conte alla Roma e oggi invece ci sono io”. 

Alessandro Oricchio

Docente e ricercatore di Lingua Spagnola, giornalista pubblicista iscritto all'Odg del Lazio. Amante dei libri, dei viaggi, del calcio, della lingua spagnola, del mare e della cacio e pepe. Da gennaio 2021 redattore e speaker di TeleRadioStereo 92.7

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