Pensieri romanisti

Baciala ancora, Ricca’: il primo gol di Calafiori con la maglia della Roma

Carriera a rischio. Fu una notizia shock quella che leggemmo in quel maledetto 2 ottobre del 2018. Riccardo Calafiori aveva subito un durissimo intervento dell’attaccante ceco Svoboda e il suo ginocchio si era letteralmente sbriciolato, con la rottura di tutti i legamenti, di tutti i menischi e della capsula articolare. Un ragazzino di appena 16 anni che subisce un infortunio del genere è chiamato a una prova di grande maturità, perché quella è l’età in cui o si sboccia definitivamente e si arriva al calcio che conta, oppure si corre il rischio di finire a galleggiare nelle categorie inferiori. Di sicuro, è un momento in cui non ci si può fermare, ma Riccardo Calafiori lo ha dovuto fare, e non per scelta sua.

Riccardo Calafiori, il suo post su Instagram

“È arrivato il momento di tirare fuori veramente tutto ciò che ho dentro. Stavolta nessuna partita decisiva, nessuna finale da vincere…C’è la battaglia più importante della mia vita davanti a me, e non posso certo tirarmi indietro. È arrivato il momento di mettere da parte il ragazzo, a tratti ragazzino che sono stato fino ad ora, per tirare fuori le palle e diventare UOMO. Un brutto infortunio al ginocchio mi terrà fermo per un lungo periodo e mi terrà lontano dai campi, ma la voglia di tornare più FORTE di prima aumenterà ogni giorno”.

Un infortunio del genere ti obbliga a mettere da parte la scatola dei giochi. Un infortunio del genere ti obbliga a smettere di sognare, perché c’è bisogno di concentrarsi sulla realtà, e la realtà di Riccardo Calafiori non era affatto a colori. Una realtà che prevedeva almeno 2 o 3 operazioni, e una lunga riabilitazione. Poi, invece, il cambio di programma, l’operazione negli Stati Uniti, con gli auguri di pronta guarigione di Daniele De Rossi (che andò a trovarlo all’ospedale) e di tutta la rosa della Roma capitanata da Edin Dzeko, che mostrò la maglia di Calafiori dopo aver segnato un gol.

È dovuto rimanere lontano dai campi per ben un anno Calafiori, ma lo ha fatto con la testa di un trentenne, nonostante di anni non ne avesse ancora neanche 18. Ed è riuscito a tornare a respirare il clima pre partita, a riassaporare il gusto del prato verde, a lasciar correre quelle gambe che sembravano dovessero dargli più problemi che soddisfazioni. È tornato in campo il 16 settembre del 2019, con la Primavera, squadra con la quale è riuscito a mettere insieme addirittura 16 presenze condite da 5 gol. Fino al giorno sognato, quello del debutto tra i professionisti.

L’esordio in Serie A

Perché di Riccardo Calafiori se ne diceva un gran bene, di questo ragazzo mancino che nonostante la giovane età si stava mettendo in mostra con la Primavera. E Paulo Fonseca, anche per premiare l’impegno del calciatore, decise che era arrivato il momento di lanciarlo tra i grandi, e che la migliore occasione poteva essere proprio la partita della Roma a Torino contro la Juventus. E il primo agosto del 2019, dunque, arriva il giorno tanto atteso, quel giorno che ha ripagato Riccardo Calafiori di tutto l’impegno messo in campo per tornare a fare ciò che ama di più: giocare a calcio, e farlo con indosso la maglia della Roma. Un debutto speciale per il ragazzo, che peraltro era anche riuscito a impallinare il portiere juventino Szczesny, rete annullata per un calcio d’angolo battuto male.

Stagione 2020/2021

Poi la ciliegina sulla torta. La stagione 2020/2021, la cessione di Kolarov che ha promosso Calafiori nella rosa della Roma dei grandi. A 18 anni, giovanissimo, è diventato la prima alternativa a Leonardo Spinazzola sulla sinistra, ed è stato schierato da Mister Fonseca già in due occasioni da titolare: nella vittoriosa trasferta contro il Cluj e nella partita di ieri sera, in cui Riccardo Calafiori è risultato decisivo. Decisivo perché il gol del 2-1 è una rete che tutti quelli che sognano di diventare calciatori sperano di segnare, è un gol di straordinaria bellezza, perché dentro quel pallone spinto in rete non c’era solo la potenza del mancino di Riccardo Calafiori. In quel pallone c’erano i 12 mesi in cui è dovuto stare fermo, c’era l’operazione negli Stati Uniti, c’era la paura di non tornare a giocare a calcio, c’era la lunga riabilitazione, c’erano i sogni di un ragazzino di 16 anni che ha dovuto vivere suo malgrado lo spavento di non tornare a praticare il suo sport preferito.

Ed è stato bello vedere Riccardo Calafiori correre ed esultare per quel gol, baciare la maglia, gesto spontaneo che fanno solo quelli che veramente amano l’armatura che indossano. E la speranza, Riccardo, è che sia il primo di una lunghissima serie di baci.

Alessandro Oricchio

Docente e ricercatore di Lingua Spagnola, giornalista pubblicista iscritto all'Odg del Lazio. Amante dei libri, dei viaggi, del calcio, della lingua spagnola, del mare e della cacio e pepe. Da gennaio 2021 redattore e speaker di TeleRadioStereo 92.7

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