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29 giugno 1988: l’arrivo in elicottero di Renato Portaluppi alla As Roma

29 giugno 1988, ore 14:34: direttamente da un elicottero che lo ha trasportato da Fiumicino a Trigoria scende Renato Portaluppi, che sbarca a Roma indossando già una maglia giallorossa con il numero 7. È il nuovo acquisto della Roma di Dino Viola, che lo preleva dal Flamengo per una cifra intorno ai 3 miliardi di lire. Renato Portaluppi è il colpo dell’estate della Roma, e lo confermano le stesse parole di Bruno Conti che, anni dopo, commenterà così quel 29 giugno: Vedendolo atterrare pensammo: qui è arrivato un fenomeno. Si parlava di Renato Portaluppi come di un giocatore straordinario e quell’arrivo in elicottero fece clamore. Infatti un po’ tutti dissero: è arrivato uno che trascinerà la Roma, un grande campione“.

Torniamo indietro nel tempo, a quel 29 giugno 1988, quando Renato Portaluppi sbarca in elicottero a Roma: ecco l’articolo pubblicato sul quotidiano Repubblica a firma di Fabrizio Bocca:

Arriva Renato calcio & sesso

“Prima del suo sinistro qualcuno gli chiederà certamente un aggiornamento sul numero delle donne che lo hanno amato. E questo perché c’ è in giro tanta voglia di farsi i fatti suoi. Perché Renato Portaluppi è un fantastico contenitore di tutti i luoghi comuni di un sudamericano: le donne, la playa, il football. Finalmente un bel brasiliano dalla vita incasinata, quasi un genio sperduto tra le sue passioni. Il suo stesso ruolo, ala destra, è un richiamo dal fascino eccezionale. Sarà difficile sostituire Bruno Conti. Ma è bello trovare qualcuno che ci provi. Il suo stesso arrivo ha qualcosa di teatrale, di grandioso. A Fiumicino, oggi, quasi contemporaneamente ai laziali Gutierrez e Dezotti… Addirittura un elicottero sottobordo per evitare i tifosi, un volo fino a Trigoria dove il nuovo idolo potrà essere festeggiato, mostrato e quasi toccato. Poi si parlerà moltissimo di lui. Si sa già che ama molto la birra, che va matto per le gauchas abbronzate in minigonna, che a Rio se ne andava in giro con una Ford decappottabile rossa, che è un implacabile animale notturno. Playboy edizione brasiliana arricchisce il tutto con cifre, riportate da Renato stesso. Le donne dovrebbero aver superato quota mille, le birre venti anche trenta in una giornata libera da allenamenti.

C’ è una descrizione azzeccata di Ennio Andrade, allenatore del Palmeiras: era insieme a Renato qualche anno fa nel Gremio di Porto Alegre. Gli è sempre piaciuto uscire di sera. E’ inutile che un allenatore lo chiami e gli dica: non fare più questo, non farti vedere in giro eccetera. Renato per ripicca, sarebbe capacissimo di continuare a fare di testa sua. Lasciandolo libero invece è probabile che trovi da solo una disciplina. L’ argomento rosa è troppo interessante per non ricordare un fattarello. Sempre da quel Playboy: Una volta alla fine di un allenamento a San Paolo mi si è avvicinata una fotomodella. Eravamo ancora sul campo. Ti voglio qui, adesso, proprio dove c’ è la panchina. I compagni erano già andati negli spogliatoi, non c’ erano giornalisti. Non ho potuto rifiutare…. L’ unica speranza dunque è che Renato non decida di sfondare proprio qui a Roma il muro delle duemila fanciulle. Record purtroppo che rischia di sfumare. Ora con l’ Aids mi preoccupo un po’ di più. Ma non mi piace usare precauzioni. Purtroppo qualche giorno fa il nostro ha anche dichiarato: Sono un grande amatore, con le donne ho successo, ma ho anche messo la testa a posto. Ma come, proprio adesso che poteva diventare il sex simbol del calcio italiano? C’ è soprattutto un particolare da verificare oggi, una tessera nella storia sentimentale di questo grande calciatore. Renato in luglio si doveva sposare con Maristella, una stupenda ragazza che lui conosce da dieci anni e che vive con lui nel suo appartamento di Copacabana. Ma di questo matrimonio non si parla più.

E scarseggiano anche le notizie su Minnie, la cagnolina inseparabile di Maristella. E in mezzo a tutto questo anche il football, l’ amore per il dribbling, il calcio visto soprattutto come un duello personale con l’ avversario del momento. Renato ha giocato in grandi squadre brasiliane: il Gremio di Porto Alegre prima, il Flamengo poi. Nella sua ultima partita in Brasile pochi giorni fa Renato è riuscito persino a farsi espellere dopo aver preso a schiaffi Romario. Un addio molto amaro, la sua squadra tradita proprio nella partita decisiva per lo scudetto. Prima del mundial era già riuscito a far parlare molto di sé, allora aveva appena ventitré anni, la selecao si stava preparando per il Messico: insieme a Leandro era rientrato al ritiro alle tre di notte. Dissero che erano ubriachi entrambi. Telè Santana decise di cacciare soltanto Renato, forse perché Leandro gli faceva più comodo. Ma Leandro se ne andò per solidarietà con il suo amico. Adesso con la nazionale Renato ha ricucito il vecchio strappo. Carlos Alberto Silva, attuale ct, lo ritiene un fuoriclasse. E lo vorrebbe sempre in Nazionale (ma la Roma non è troppo d’ accordo). Renato ha pur sempre vinto uno scudetto e due volte consecutive la Bola de Oro assegnata dalla rivista Placar. Una telenovela come tante altre, certamente stravolta nella verità con lo stesso consenso del giocatore. Ma una storia brasiliana fino in fondo, più folle e affascinante di quella di Falcao o Socrates. E chissà che dietro tante incredibili idiozie non si nasconda in fin dei conti un talento vero. Come tanti altri calciatori, come tanti altri brasiliani la maggior parte dei suoi venticinque anni Renato Portaluppi, origini venete, le ha trascorse in povertà. Effettivamente non deve essere stato facile sopravvivere con una madre vedova che per campare faceva la panettiera. Quattro soldi divisi in tredici: lui la madre e altri undici fratelli. Forse proprio per questo ha una voglia terribile di vita”.

Fonte: Repubblica.it

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Alessandro Oricchio

Docente e ricercatore di Lingua Spagnola, giornalista pubblicista iscritto all'Odg del Lazio. Amante dei libri, dei viaggi, del calcio, della lingua spagnola, del mare e della cacio e pepe. Da gennaio 2021 redattore e speaker di TeleRadioStereo 92.7

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