Pensieri romanisti

Inter Roma e una sconfitta che ha fatto discutere: si poteva giocare meglio a Milano?

Partiamo da un presupposto: con questa Roma dobbiamo essere esigenti, sempre. In primo luogo perché questo inizio di campionato mediocre sta relegando la squadra giallorossa in una posizione in classifica inaccettabile, poi perché nessuno chiede alla Roma di centrare obbligatoriamente la qualificazione in Champions League, ma di competere (essere in competizione, lottare, battagliare con le altre squadre anche più forti della Roma) quello sì, quello glielo chiediamo eccome.

Perché questa squadra ha l’obbligo di fare il massimo, di rimanere il più attaccata possibile alle prime posizioni: poi magari a fine anno non ce la farà a centrare il quarto posto, ma lottare con Napoli, Lazio, Atalanta, Juventus, Milan e Inter per cercare di approfittare di eventuali scivoloni di queste squadre deve essere, ripeto, un obbligo. Lo dice la rosa della Roma (che, per carità, in alcuni casi è formata da figurine, leggi Renato Sanches), lo dice il monte ingaggi della Roma, ma lo dice anche un signore in panchina che si chiama José Mourinho, allenatore con il quale deve essere lecito sognare e sperare di fare cose importanti.

Ma torniamo indietro di un paio di giorni e alla sconfitta contro l’Inter, ponendoci una domanda: si poteva giocare meglio a Milano? In molti hanno citato la vittoria del Sassuolo a San Siro e il pareggio del Bologna, prendendo queste due gare come punti di riferimento per valutare la partita disputata dalla As Roma contro i nerazzurri. Paragone fuorviante, a mio avviso, e di seguito vediamo le ragioni.

Al di là degli alibi (che però proprio alibi non sono eh), ovvero aver riposato 48 ore di meno dell’Inter (in un calcio così frenetico e un calendario così fitto 48 ore di riposo a certi livelli cambiano eccome), al di là degli assenti, che tuttavia hanno decapitato la Roma di giocatori chiave come Smalling, Spinazzola, Pellegrini e Dybala (a Renato Sanches mandiamo un abbraccio, ma per ora non riesco a considerarlo come un giocatore della Roma), c’è un aspetto che ha determinato la prestazione della squadra di Mourinho: l’assenza di caratteristiche tecniche specifiche in campo, che va anche oltre i nomi degli assenti.

Perché scorrendo i nominativi della rosa della Roma ci rendiamo conto facilmente di come Pellegrini e Dybala siano i giocatori con più fantasia di tutto il roster giallorosso, mentre Spinazzola è rimasto il solo, dopo la partenza di Zaniolo, ad avere come qualità la corsa, lo strappo, la transizione: vi ricordate quando Mourinho parlò di Spina e Zaniolo come dei due giocatori attraverso i quali la Roma riusciva a portare il pallone in avanti guadagnando metri di campo? Ecco, esattamente questa è la caratteristica di Spinazzola, assente a Milano come Pellegrini e Dybala. Paradossalmente, l’assenza di Smalling è stata la meno pesante: perché se da una parte è naturale che con l’inglese in campo la solidità difensiva della Roma è senza dubbio maggiore, Llorente garantisce un palleggio difensivo che con l’inglese è meno fluido. Dunque, mi concentrerò essenzialmente sulle assenze di Pellegrini, Dybala e Spinazzola ma non tanto come assenza fisica dei tre calciatori, quanto come assenza di caratteristiche tecniche specifiche in campo.

La domanda è: quali sono i giocatori della Roma che hanno sostituito Pellegrini, Dybala e Spinazzola? Sono giocatori con le stesse caratteristiche dei sopra citati? Al posto di Pellegrini ha giocato Bove, mezzala più di quantità che di qualità, certamente non giocatore di fantasia; Zalewski ha giocato al posto di Spinazzola, e abbiamo visto tutti le difficoltà del ragazzo sia ad arginare Dumfries che a portare la palla in avanti, operazione che nei 90 minuti di San Siro non gli è mai riuscita; El Shaarawy ha preso il posto di Dybala, e purtroppo non è riuscito né a inventare, né a tenere il pallone in attacco, che avrebbe permesso alla squadra di salire e respirare, né a creare pericoli alla porta difesa da Sommer.

La Roma, dunque, al di là delle assenze in sé e dei nomi degli assenti, non aveva in campo delle caratteristiche specifiche che sarebbero servite per proporre una strategia diversa: perché la difesa a oltranza è comunque una strategia, che può prevedere contropiedi che potrebbero essere letali. Ricordate il gol a Milano lo scorso anno con Dybala? Nacque da un recupero sulla fascia di Spinazzola, che si involò da centrocampo e poi servì l’argentino che con una volée trafisse l’estremo difensore nerazzurro: chi avrebbe potuto proporre un’azione simile domenica sera? Zalewski? El Shaarawy? Bove? Non credo.

Tornando al Sassuolo, esempio che è stato proposto in diverse occasioni come alternativa alla strategia attuata dalla Roma, beh, i neroverdi a Milano hanno giocato con due calciatori con caratteristiche ben definite: Lauriente e Berardi. Il primo è un giocatore di corsa e dribbling, bravissimo a smarcarsi e ad andare in transizione; il secondo idem, magari un po’ meno veloce del compagno ma bravissimo a tenere palla e a occupare la trequarti offensiva con incisività. Quali dei giocatori della Roma scesi in campo a Milano avevano le caratteristiche di questi due? Nessuno. Esattamente nessuno. Questo non vuol dire, naturalmente, che il Sassuolo sia più forte della Roma ma a calcio si gioca con giocatori con caratteristiche complementari, tra cui corsa, dribbling, abilità di andare in transizione, e tra i giallorossi schierati da Mourinho queste abilità, purtroppo, mancavano.

Dunque torniamo alla domanda: si poteva giocare meglio a San Siro? No, perché nessun calciatore della panchina della Roma ha le caratteristiche tecniche (attenzione: caratteristiche, non caratura ) di Pellegrini, Dybala e Spinazzola, e la Roma ha potuto proporre solo un calcio meccanico, scolastico, senza strappi, senza transizioni, senza colpi a sorpresa. E se giochi con calciatori regolari che non hanno guizzi, che non hanno fantasia, che non hanno capacità di transizione, di certo non ti puoi inventare un granché.  Nessuno si adegua alla mediocrità, ma è necessario adeguarsi a ciò che si ha a disposizione: perché non si può chiedere a Zalewski di diventare Spinazzola, non si può chiedere a Bove di diventare Pellegrini, non si può chiedere a El Shaarawy di diventare Dybala. Ed è per questo che probabilmente è necessario fare una profonda riflessione sul tipo di rosa che ha a disposizione la Roma: è davvero una rosa completa? Le riserve sono giocatori validi che possono sostituire per caratteristiche, ribadisco non per caratura, i titolari? La risposta, per me, è no. Ecco perché la Roma è una squadra che non può essere competitiva quando mancano contemporaneamente giocatori come Pellegrini, Dybala e Spinazzola: perché sono giocatori chiave, insostituibili, non perché siano Maradona o Pelé, ma perché in panchina nessuno ha le loro caratteristiche tecniche, dunque quando mancano loro la Roma inevitabilmente diventa una squadra prevedibile, macchinosa, spuntata. E quando giochi contro squadre forti come l’Inter questi aspetti diventano assolutamente determinanti.

Forza Roma!

Alessandro Oricchio

Docente e ricercatore di Lingua Spagnola, giornalista pubblicista iscritto all'Odg del Lazio. Amante dei libri, dei viaggi, del calcio, della lingua spagnola, del mare e della cacio e pepe. Da gennaio 2021 redattore e speaker di TeleRadioStereo 92.7

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