Pensieri romanisti

1996, Roma Slavia Praga: la partita di Giannini, gli spalti e il ricordo di un romanismo indistruttibile

Ci sono partite che non si dimenticano mai e Roma Slavia Praga del 1996 è senza dubbio una di quelle. Perché avevo 15 anni e, probabilmente, vivevo la Roma come una vera e propria storia d’amore. Non che ora non sia così, ma di sicuro l’incanto dell’adolescenza l’ho perso da un pezzo. Quella partita, però, è un ricordo indelebile, al di là dell’epilogo finale: che fece male, sì, ma mi confermò che la Roma era davvero  la mia carta d’identità, la squadra in cui mi riconoscevo e nella quale volevo riconoscermi.

Ho tanti ricordi di quella sera e dei giorni precedenti la partita: erano i tempi in cui non si potevano schierare più di tre stranieri in campo e si discuteva su chi avrebbe lasciato fuori Mister Carlo Mazzone. Il dubbio era: schierare dal primo minuto la super coppia formata da Balbo e Fonseca in attacco o fare spazio a Thern, che era il perno del centrocampo di quella Roma? Dietro a Thern c’era però un altro giocatore, che stava lentamente e inesorabilmente salutando i colori giallorossi, a causa di molteplici ragioni: Giuseppe Giannini, la cui storia d’amore con la Roma aveva cominciato a incrinarsi, soprattutto per incomprensioni societarie.

Non era stata fino ad allora una stagione esaltante per Fonseca, l’uruguaiano sul quale la Roma aveva puntato, ma era chiaro che per recuperare lo svantaggio dei due gol subiti nella gara d’andata serviva una squadra a trazione anteriore. Fu così che Mazzone optò per lasciare Thern a casa e schierare dal primo minuto Giuseppe Giannini, con il tandem formato da Balbo e Fonseca in avanti.

La partita diede ragione parzialmente al Mister, perché dopo soli 46 minuti Fonseca venne sostituito da Cappioli, data l’inconsistenza della prestazione dell’attaccante: ma al contempo fu la partita disputata da Giannini a risultare indimenticabile. Fu il vero e proprio dominatore del centrocampo, e segnò la rete del 2-0 che ci portò ai supplementari facendoci sperare nella semifinale di Coppa Uefa.

L’epilogo lo conosciamo tutti, superfluo ripeterlo qui: ma quella, per me, fu una gara talmente importante che per anni lasciai appeso nella mia cameretta il poster della straordinaria coreografia di uno stadio Olimpico che tappezzò Curva Nord, Tribuna Tevere e Curva Sud con una scritta che recitava “Non molleremo mai”. Ecco, fu proprio così e continua a essere così: perché nonostante quel gol subito che bruciò oltremodo, nonostante la delusione per un risultato che non premiò una Roma caparbia e testaccina, come avrebbe detto il Mister, non abbiamo mai mollato, perché l’amore per la Roma è indistruttibile e non può essere mollato, mai.

Forza Roma!

Alessandro Oricchio

Docente e ricercatore di Lingua Spagnola, giornalista pubblicista iscritto all'Odg del Lazio. Amante dei libri, dei viaggi, del calcio, della lingua spagnola, del mare e della cacio e pepe. Da gennaio 2021 redattore e speaker di TeleRadioStereo 92.7

Articoli correlati

Pulsante per tornare all'inizio