Pensieri romanisti

Da Edin Cieco a Edin Dzeko

Vi ricordate Edin Cieco? Edin Cieco è stato l’attaccante titolare della AS Roma nella stagione 2015/2016, prima con Rudi Garcia in panchina poi con Luciano Spalletti. Accolto in estate con enorme entusiasmo dai tifosi della Roma, che finalmente abbracciavano quel Bomber che per tanti anni era mancato ai giallorossi, Edin Cieco ha dovuto far fronte alle tipiche difficoltà di ambientamento in un nuovo Paese e soprattutto in un nuovo campionato. E a quel Bomber fenomenale che partita dopo partita continuava a sbagliare gol clamorosi venne affibbiato questo bel soprannome: Edin Cieco.

Eh sì, Edin Cieco la porta non la vedeva davvero mai. Edin Cieco, che chiuse la stagione con 39 partite giocate, 10 gol segnati e 6 assist serviti.

Eppure la carriera di quell’Edin Cieco parlava chiaro.

– Primo anno al Wolfsburg 33 partite 9 gol; secondo anno al Wolfsburg 42 partite 36 gol. Il quadruplo dei gol.

– Primo anno al Manchester City 21 presenze 6 gol; secondo anno al Manchester City 43 presenze 19 gol. Il triplo dei gol.

Primo anno alla Roma 39 presenze 10 gol. Ma in molti preferirono continuare ad affibbiargli quel bel soprannome, che faceva ridere eh (ma chi?), piuttosto che dare fiducia a un Bomber che in carriera aveva ampiamente dimostrato il suo valore.

E infatti, nella sua seconda stagione con la maglia della Roma, Edin Cieco e tornato a essere magicamente Edin Džeko: un Bomber vero, implacabile, che ha bucato la rete avversaria 39 volte in 51 partite. Meno gol ma probabilmente molto più pesanti nella stagione successiva: 24 reti stagionali, di cui 8 quasi sempre decisive in UEFA Champions League. Poi 14 gol nella stagione 2018/2019, e 19 reti complessive in quella 2019/2020.

Intanto, però, per un anno (12 mesi, 365 giorni, 8670 ore, 525.600 minuti) quel giocatore che in carriera, prima di arrivare a Roma, aveva segnato quasi 200 gol si è dovuto sentir affibbiare questo bel soprannome. Perché era necessario sfogare la rabbia per i gol mangiati dall’attaccante, era necessario trovare un bel bersaglio da colpire.

Procedimento, questo, che ha portato anche a un’altra curiosità: nell’anno successivo tutti coloro che avevano alacremente criticato il bosniaco si sono goduti a metà anche i suoi 39 gol. Perché ormai era stato deciso a tavolino che Edin Dzeko fosse uno scarsone. Edin Dzeko era quello che si mangiava i gol facili davanti alla porta. E bastava un solo errore (nella stagione dei 39 gol!) per tornare a chiamarlo Edin Cieco.

Mica ci si è presi la briga di andare a studiare un attimo quale fosse stata la carriera di quell’attaccante. No. Era più bello sputare sentenze e attaccare il giocatore, perché ormai l’idea era fatta: Edin Cieco è una pippa. Perché i giudizi netti, quelli che ci infiliamo in testa con la forza, sono difficili poi da ritrattare. Rimangono lì, attaccati, e non ci permettono di cambiare facilmente idea nonostante l’evidenza.

Ecco. Quello di Edin Cieco è forse l’esempio più lampante, che a distanza di tempo torna utile tirare fuori. Prendere posizioni nette è inutile, il calcio non è una scienza esatta. Schierarsi nettamente ed esprimere giudizi prematuri sfondando società, mister e giocatori è quanto di più lontano esista dal nostro modo di concepire il tifo.

Le critiche si possono e si devono muovere, certo, perché servono anche per crescere. Ma bisogna anche fare tesoro dell’esperienza, altrimenti si ricomincia sempre da capo, e i giocatori saranno o tutti fenomeni o tutti scarsoni, e gli allenatori saranno o tutti fenomeni o tutti scarsoni, e i presidenti saranno o tutti fenomeni o tutti scarsoni.

Forza Roma! ????❤️

Pensieri romanisti

Alessandro Oricchio

Docente e ricercatore di Lingua Spagnola, giornalista pubblicista iscritto all'Odg del Lazio. Amante dei libri, dei viaggi, del calcio, della lingua spagnola, del mare e della cacio e pepe. Da gennaio 2021 redattore e speaker di TeleRadioStereo 92.7

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