I Bomber della Roma

Roberto Pruzzo, O’Rey che scrisse la storia della As Roma anni ’80 [Video]

(Dal libro “I grandi Bomber della Roma“: Roberto Pruzzo, l’attaccante della As Roma anni ’80).

Roberto Pruzzo nasce a Crocefieschi, comune italiano situato a pochi km da Genova, il 1° aprile del 1955. A 16 anni inizia la sua carriera calcistica con la squadra giovanile del Genoa, con la quale  arriva a debuttare in Serie A il 2 dicembre del 1973 nella partita in trasferta contro il Cesena terminata 1-1. Nonostante la retrocessione in Serie B il Genoa decide di confermare Roberto Pruzzo e il bomber mette a referto 30 gol in due anni riportando i rossoblu nella massima Serie.

Il 3 ottobre del 1976 segna la sua prima rete in Serie A, contro quella che diventerà la sua futura squadra, la Roma, e nel 1978, dopo 27 reti segnate in due stagioni, si scatena una vera e propria asta per assicurarsi l’attaccante 23enne, che ha già deciso di lasciare Genova per provare una nuova esperienza.

L’arrivo alla Roma di Anzalone

È l’anno 1978. La società giallorossa è alla ricerca del riscatto, dopo una stagione chiusa all’ottavo posto nonostante le dieci reti in campionato di Agostino Di Bartolomei. Il presidente giallorosso Gaetano Anzalone decide così di puntare su quel ragazzo 23enne che tanto bene si è comportato nelle ultime stagioni con la maglia del Genoa: Roberto Pruzzo. Per convincere i liguri a cedere la loro punta di diamante Anzalone mette sul piatto un’offerta irrinunciabile: 3 miliardi di lire più il cartellino dell’attaccante Musiello e il prestito di Bruno Conti. Insieme a Pruzzo arriva dalla Juventus il difensore Luciano Spinosi, mentre in panchina viene confermato Gustavo Giagnoni.

Sono anni rivoluzionari per il mondo del calcio, grazie soprattutto al presidente Anzalone che, per la prima volta nella storia, introduce il concetto di merchandising legato a una squadra di calcio. Più tardi si inizierà a ragionare anche sulla possibilità di inserire uno sponsor direttamente sulle maglie da gioco, per contrastare la crisi economica che imperversa tra i club sportivi. Il 1978 è anche l’anno in cui viene sostituito lo stemma della società: al posto della lupa capitolina, infatti, Anzalone introduce il lupo stilizzato disegnato da Piero Gratton.

Debutto da sogno

Il debutto di Roberto Pruzzo con la maglia della Roma in una partita ufficiale è da sogno: nel primo match di Coppa Italia del 27 agosto del 1978, infatti, Roberto Pruzzo segna una doppietta che ribalta il vantaggio iniziale dell’Ascoli, regalando il successo i giallorossi. Poi il 1° ottobre arriva anche il debutto in campionato: Giagnoni schiera una Roma con Paolo Conti tra i pali, Chinellato, Peccenini, Spinosi e Santarini in difesa, De Nadai, Maggiora, Di Bartolomei e De Sisti a centrocampo, Pruzzo e Ugolotti in attacco. Roberto Pruzzo, alla sua prima da titolare con i giallorossi in Serie A, bagna il debutto con la rete che vale il pareggio all’81esimo, dopo il vantaggio iniziale del Verona con un rigore di Calloni.

Tre settimane più tardi arriva il primo successo giallorosso in campionato nella partita casalinga contro il Bologna, gara in cui si registra il ritorno in campo del forte terzino Francesco Rocca, dopo un anno di assenza per i noti problemi al ginocchio. Pruzzo segna il gol del definitivo 2-0, dopo il vantaggio iniziale di De Nadai.

Valcareggi nuovo allenatore e i risultati altalenanti della squadra

Tuttavia i giallorossi stentano in campionato e, dopo la sconfitta casalinga contro il Torino, Giagnoni viene esonerato: la guida tecnica viene affidata così a Ferruccio Valcareggi. Il cambio di allenatore non sortisce gli effetti sperati: la Roma continua a racimolare pochi punti, anche se le reti di Roberto Pruzzo risultano sempre essere decisive. Contro l’Avellino il suo gol permette alla Roma di completare la rimonta iniziata con il pareggio firmato da Ugolotti e di portare a casa due punti preziosissimi (2-1). Poi alla tredicesima giornata sigla la rete del momentaneo vantaggio della Roma sull’Inter: il cross di Giovannelli viene incornato dal centravanti romanista che anticipa Canuti e batte l’estremo difensore interista Bordon. Dopo 11 minuti, però, è Muraro a trovare il gol del pareggio interista.

Il girone di andata si chiude con il magro bottino di 12 punti e, soprattutto, con un preoccupante quintultimo posto in classifica. I giallorossi sono chiamati a reagire, la squadra sta pericolosamente navigando nelle zone basse della classifica. I tre punti conquistati nelle prime tre partite del girone di ritorno (vittoria 2-0 contro il Verona, pareggio 0-0 con il Napoli all’Olimpico) danno ossigeno alla squadra, poi a Bologna arriva un importante successo con i gol di Pruzzo e Di Bartolomei, contro una diretta concorrente nella corsa alla salvezza.

La Roma però continua a stentare, le vittorie arrivano con il contagocce. Pruzzo segna un gol al Vicenza, poi si ripete contro la Juventus alla quart’ultima giornata, ma la pesante sconfitta subìta contro i bianconeri relega i giallorossi in quart’ultima posizione in classifica, con un solo punto di vantaggio sul Bologna, terz’ultimo.

Inter-Roma, Roma-Atalanta: chi se non Pruzzo?

È necessario fare punti, e il 29 aprile del 1979 i giallorossi riescono a espugnare, con una prestazione maiuscola, il campo dell’Inter di Oriali, Beccalossi e Altobelli grazie alle reti di Pruzzo e Di Bartolomei.

Malgrado l’impresa di Milano, i giallorossi non sono ancora salvi: la Roma ha un disperato bisogno di fare punti per allontanarsi definitivamente dalla zona retrocessione.

Il 6 maggio del 1979 arriva all’Olimpico l’Atalanta: i bergamaschi sono a tre punti dai capitolini, e una eventuale sconfitta complicherebbe di molto la vita ai ragazzi di Valcareggi.

L’iniziale vantaggio giallorosso con l’autogol di Vavassori di testa su calcio di punizione di Di Bartolomei viene ribaltato in 9 minuti dalle reti di Bertuzzo e Prandelli, che con un sinistro fulminante buca la porta di Paolo Conti. La Roma è alle corde, deve reagire. Minuto 61, De Nadai entra in area di rigore palla al piede, alza lo sguardo e vede Pruzzo in area di rigore, lo serve con un passaggio rasoterra.  Il centravanti controlla la sfera e supera Bodini con un destro imparabile: è folle la corsa di Roberto Pruzzo sotto la Curva Sud, è il gol che vale la permanenza in Serie A!

Pruzzo è l’eroe giallorosso: i suoi 9 gol in 29 partite hanno portato ai giallorossi ben 13 punti.

La Roma esulta, il bomber si conferma attaccante implacabile in area di rigore, e per i giallorossi è già tempo di pianificare la stagione successiva.

L’arrivo di Dino Viola

Il 1979 è un anno importante per la Roma: Gaetano Anzalone lascia la presidenza della squadra, e gli subentra Dino Viola, imprenditore e tifoso dei giallorossi. La situazione economica della società non permette un mercato faraonico, ma i nuovi acquisti sono nomi eccellenti: dal Genoa torna Bruno Conti, vengono acquistati Turone dal Catanzaro, Benetti dalla Juventus e soprattutto Carlo Ancelotti dal Parma. È l’anno in cui Giancarlo De Sisti decide di chiudere la sua esperienza con il calcio.

In panchina c’è un gradito ritorno: Niels Liedholm, da poco svincolatosi dal Milan. Tuttavia, nonostante il lavoro del tecnico svedese, in campionato la Roma non brilla: Pruzzo va in gol nella sconfitta casalinga contro il Bologna, per ripetersi poi nel derby di andata finito in parità, partita segnata dalla morte del tifoso laziale Vincenzo Paparelli colpito da un razzo scagliato dalla Curva Sud.

Sono i gol di Di Bartolomei a tenere la Roma in corsa in campionato, ma alla penultima giornata del girone di andata una doppietta di Pruzzo a Cagliari regala i due punti ai giallorossi, e il bomber inizia a ritrovare confidenza con la rete: segna il gol del raddoppio contro il Pescara, poi la rete del pareggio contro l’Udinese.

Pruzzo e l’As Roma non si fermano più

L’attaccante non si ferma più e il 2 marzo del 1980, in occasione del derby di ritorno, trascina i giallorossi alla vittoria: Pruzzo apre le marcature al 60esimo, pareggio biancoceleste 15 minuti più tardi con D’Amico, poi è Giovannelli a chiudere la partita con il gol del definitivo 2-1 a 5 minuti dal termine. La Roma sembra aver ritrovato gol ed entusiasmo così come il suo bomber, autentico protagonista nel girone di ritorno: dopo il gol nel derby, segna ancora il gol vittoria contro il Catanzaro, la rete del 3-0 giallorosso contro il Perugia, il gol della bandiera romanista nella sconfitta per 3-1 a Firenze, e il gol che vale il 2-2 contro l’Inter a Milano.

La Roma chiude il campionato al sesto posto, per il centravanti ligure sono 12 le reti segnate in Serie A in 28 apparizioni. Ma la stagione della Roma non è ancora finita: una fantastica cavalcata nel girone eliminatorio, e nelle partite a eliminazione diretta successive, regalano ai giallorossi la possibilità di giocare la finale di Coppa Italia. Sono le reti di Pruzzo e Di Bartolomei ad aver consentito ai giallorossi di staccare il biglietto per la finalissima: nel girone eliminatorio, infatti, Di Bartolomei aveva steso con un gol il Perugia, poi una doppietta di Pruzzo aveva permesso ai giallorossi di acciuffare l’Ascoli; il successo per 2-1 contro la Samp porta ancora la firma di Pruzzo e Di Bartolomei, con quest’ultimo protagonista nella vittoria romanista a Bari. Clamoroso, poi, il 4-0 rifilato al Milan a San Siro nella gara valevole per l’andata dei quarti di finale: nella gara di ritorno Pruzzo mette la firma nel 2-2 finale, mentre in semifinale, dopo il pareggio a Terni per 1-1, è una doppietta di Pruzzo a consentire alla Roma di affrontare in finale il Torino, partita risolta ai calci di rigore a favore dei giallorossi che vincono la terza Coppa Italia della storia centrando così la qualificazione a una coppa europea (Coppa delle Coppe) dopo cinque anni di assenza.

1980-81: la consacrazione dei giallorossi

La stagione 1980-81 è quella che consacra i giallorossi nel gotha del calcio italiano: la vittoria in Coppa Italia, infatti, ha ridato entusiasmo all’ambiente e soprattutto la consapevolezza alla squadra di essere una delle compagini più forti d’Italia.

Il 10 agosto del 1980 sbarca a Roma un giocatore che si rivelerà uno dei pilastri fondamentali degli 11 schierati in campo da Liedholm: sono ben cinquemila i tifosi che accorrono a Fiumicino per andare ad accogliere Paulo Roberto Falcao, centrocampista prelevato dall’Internacional di Porto Alegre per un milione e mezzo di dollari, su segnalazione del giornalista del Corriere dello Sport Ezio Cesari. Insieme al brasiliano arriva a Roma anche Dario Bonetti, difensore del Brescia.

Liedholm ha a disposizione una squadra di tutto rispetto: la formazione tipo prevede Tancredi tra i pali, Spinosi, Turone, Romano e Maggiora in difesa, Ancelotti, Di Bartolomei, Falcao a centrocampo, Scarnecchia e Conti a sostegno dell’unica punta Roberto Pruzzo.

O’Rey di Crocefieschi prende per mano la squadra

L’inizio stagione, tuttavia, è shock per i giallorossi, che vengono eliminati al primo turno della Coppa delle Coppe dai tedeschi del Carl Zeiss Jena: la vittoria romanista per 3-0 nella gara di andata viene rimontata con un pesantissimo 4-0 dei tedeschi nel match di ritorno, e la Roma saluta l’Europa.

Ma la reazione dei giallorossi non si fa attendere, e la Roma si rende protagonista di un campionato a dir poco straordinario: trascinata dalle reti di O’ Rey la squadra diventa la principale antagonista della Juventus nella lotta per il titolo. Alla sesta giornata di campionato una meravigliosa tripletta di Roberto Pruzzo consente alla Roma di stendere a domicilio i campioni in carica dell’Inter.

La Roma conquista la vetta della classifica, ma il pareggio contro il Catanzaro e la sconfitta di Cagliari permettono alla Juventus di riavvicinarsi. Un’altra tripletta di Pruzzo regala i due punti ai giallorossi contro l’Udinese, e alla fine del girone d’andata sono ben 11 le segnature del bomber ligure.

La Roma è prima in classifica, a pari punti con l’Inter, mentre la Juventus è distanziata di una lunghezza. Un rigore di Pruzzo consente alla Roma di tornare da Brescia con la vittoria, poi è ancora Pruzzo ad aprire le marcature nel successo romanista in trasferta contro il Torino.

Un Olimpico pieno in ogni ordine di posto esplode di gioia il 15 marzo del 1981, quando la Roma liquida l’Inter di Prohaska, Beccalossi e Bergomi con un gol all’86esimo di Roberto Pruzzo, eliminando di fatto i nerazzurri dalla corsa al titolo. La classifica recita Juventus 29, Roma 29. Primi a pari punti.

Il gol di Turone

I pareggi contro Catanzaro, Fiorentina e Ascoli, tuttavia, consentono ai bianconeri di staccare in classifica la Roma di un punto e, alla terz’ultima giornata è in programma il big match che deciderà chi metterà le mani sul titolo. È forse una delle pagine più amare della storia giallorossa: dopo una partita giocata a viso aperto contro la Juventus di Zoff, Cabrini, Cuccureddu, Furino, Gentile, Scirea e Causio, i giallorossi si vedono annullare dall’arbitro Bergamo un gol regolarissimo di Turone.

Il match si chiude a reti inviolate e la Juve, forte di questo pareggio, si proclama campione d’Italia. Pruzzo chiude la stagione con 18 gol in 28 partite, laureandosi capocannoniere del torneo.

La seconda finale di Coppa Italia consecutiva

La Roma, però, si vendica con i bianconeri due settimane più tardi: nella semifinale di andata di Coppa Italia un gol di Ancelotti al 54esmimo permette ai giallorossi di espugnare il Delle Alpi e, grazie all’1-1 nel match di ritorno, la Roma approda di nuovo in finale.

Contro il Torino, sono ancora i rigori a decidere il vincitore del trofeo: gli errori granata di Pecci e Graziani consentono ai giallorossi di alzare al cielo la quarta Coppa Italia della storia, la seconda consecutiva. È una Roma vincente, che sta studiando per diventare grande.

Una stagione complicata dagli infortuni

Stagione 1981-82. È l’anno in cui per la prima volta compaiono gli sponsor sulle maglie da gioco delle squadre: la Roma firma un contratto con la Barilla, che rimarrà sulla maglia dei giallorossi per 13 anni. Nonostante gli arrivi di Sebino Nela dal Genoa, Odoacre Chierico dal Pisa e Luciano Marangon dal Napoli, la stagione dei giallorossi si rivelerà più complicata del previsto, complice soprattutto la serie di infortuni che falcidia la rosa allenata di Niels Liedholm.

Nella sesta giornata di andata, infatti, Carlo Ancelotti è costretto a lasciare il campo dopo soli 10 minuti, per un infortunio che lascerà il centrocampista fuori squadra per quasi tutto il resto della stagione. La Roma vince contro la Fiorentina grazie a un fantastico gol di testa di Pruzzo su passaggio di tacco di Paulo Roberto Falcao, poi si ripete la settimana successiva andando a espugnare il Delle Alpi di Torino con un gol del brasiliano al 54esimo che stende la Juventus. Ma gli infortuni non lasciano in pace i giallorossi, che perdono anche Falcao e, nonostante Roberto Pruzzo si proclami per la seconda volta consecutiva capocannoniere del campionato con 15 gol, la Roma chiude la stagione al terzo posto in classifica.

1982: è tempo di vincere

Estate 1982: l’Italia di Bruno Conti ha da poco conquistato i Mondiali in Spagna battendo in finale la Germania di Rumenigge. La Roma, dopo un secondo e un terzo posto, decide che è arrivato il momento di rinfrescare la rosa e provare a dare filo da torcere alla Juventus. Dino Viola, d’accordo con Niels Liedholm, preleva Maldera dal Milan, Nappi dal Perugia, Vierchwood dalla Sampdoria, Prohaska dall’Inter e Iorio dal Bari. Lasciano i giallorossi Spinosi, Turone e Marangon che, nella stagione precedente, erano stati titolari.

L’avvio di campionato dei giallorossi è arrembante: la Roma vince a Cagliari nella prima giornata di campionato, poi si ripete nella seconda superando il Verona con un gol al 90esimo di Di Bartolomei su calcio di rigore.

Il primo gol di Pruzzo arriva solo alla quarta giornata, ma è già un gol decisivo: dopo la sconfitta a Genova contro la Samp, infatti, la Roma è chiamata a vincere contro l’Ascoli, e il penalty trasformato da O’Rey regala ai giallorossi il successo e il primato in classifica. I giallorossi proseguono la cavalcata espugnando il San Paolo di Napoli, poi il 17 ottobre arriva all’Olimpico il Cesena di Schachner. Bastano solo 10 minuti ai giallorossi per portarsi in vantaggio: un calcio di punizione magistrale di Bruno Conti trova in area di rigore Roberto Pruzzo che di testa, il suo marchio di fabbrica ormai, trova la rete dell’1-0. È la partita del rientro in campo di Carlo Ancelotti dopo quasi un anno di assenza per i problemi al ginocchio.

La Roma vola, ora è prima in classifica con 10 punti. La domenica successiva i giallorossi devono arrendersi alla Juventus, che a Torino supera la Roma con le reti di Platini e Scirea, bravi a ribaltare l’iniziale vantaggio capitolino di Chierico. I bianconeri si portano così a un punto in classifica dai giallorossi, che vengono agganciati in vetta dal Verona.

La settimana successiva la Roma approfitta dei passi falsi delle sue concorrenti: Pruzzo trascina la Roma nella vittoria in rimonta per 3-1 sul Pisa siglando una doppietta, e i giallorossi tornano a comandare in solitario. La Roma continua ad alternare pareggi in trasferta e vittorie casalinghe, come quella contro la Fiorentina, gara sbloccata da Pruzzo che, in seguito sbaglierà anche un rigore, e il successo contro l’Inter all’Olimpico, firmato Falcao e Iorio. Il punto conquistato a Torino contro i granata grazie al sesto gol stagionale di Roberto Pruzzo, consente alla Roma di proclamarsi campione d’inverno, con un punto di vantaggio sul Verona, tre sull’Inter e addirittura quattro sulla Juventus.

La corsa giallorossa

Falcao, con un colpo di testa in tuffo, regala la vittoria alla Roma alla prima giornata di ritorno contro il Cagliari, con il campione brasiliano che verrà espulso nei minuti finali per fallo di reazione, e sarà costretto così a saltare il big match contro il Verona in programma la domenica successiva. È Iorio a portare momentaneamente in vantaggio la Roma, ma solo due minuti più tardi gli scaligeri pareggiano con Dossena. La partita si chiude sull’1-1, ma né la Juventus, tantomeno l’Inter, ne approfittano e i giallorossi rimangono saldamente in testa con due lunghezze di vantaggio sul Verona.

È ancora Iorio a risolvere la partita casalinga contro la Sampdoria (1-0), poi ad Ascoli una rete di Ancelotti consente alla Roma di tornare nella Capitale con un punto. Roboante la vittoria casalinga contro il Napoli: nel 5-2 finale vanno a segno Nela, Ancelotti, Di Bartolomei (doppietta) e Pruzzo.

Il Verona è crollato ad Avellino (3-0 per gli irpini), la Roma ha ben 5 punti di vantaggio sugli scaligeri, ma la Juventus sembra aver ritrovato solidità, e inizia a rifarsi sotto, nonostante le sei lunghezze di ritardo. Il pareggio esterno contro il Cesena consente alla squadra di Trapattoni di rosicchiare un punto ai giallorossi, con i bianconeri che poi all’Olimpico compiono l’impresa: nello scontro al vertice della 22esima giornata tra Roma e Juventus,  i giallorossi si portano in vantaggio con un gol di Falcao, ma il finale è shock per la squadra di Liedholm. In soli tre minuti, infatti, prima Platini poi Brio ribaltano il risultato: la Juventus vince lo scontro diretto e si porta a tre punti di distacco in classifica.

Il momento più delicato della stagione

È un momento delicatissimo della stagione, bisogna fare punti, e la Roma si aggrappa ai suoi uomini migliori: Falcao e Di Bartolomei segnano i gol con cui la Roma, orfana di Pruzzo, espugna Pisa; poi è O’Rey a firmare il gol del momentaneo 1-1 nel pareggio dei giallorossi a Firenze contro i Viola (2-2), dopo il punto rimediato in casa contro l’Udinese. La Juventus, però, non ha approfittato dei due pareggi consecutivi della Roma: nel derby della Mole, infatti, il Torino ha battuto i rivali bianconeri per 3-2, e i giallorossi sono a +4 in classifica sulla squadra di Gentile, Scirea e Bettega.

Il punto decisivo

La vittoria per 2-0 contro il Catanzaro, sigillata dal raddoppio di Pruzzo, lancia la Roma verso il paradiso. L’8 maggio del 1983 la Roma è di scena a Genova. Contro i rossoblù basta un punto per toccare il cielo con un dito.

Niels Liedholm si affida alla squadra titolare, schierando Tancredi tra i pali, Righetti, Vierchowood, Chierico e Nela in difesa, Ancelotti, Di Bartolomei e Falcao a centrocampo, Nappi, Pruzzo e Bruno Conti in attacco.

Il Marassi di Genova è pieno in ogni ordine di posto: è un esodo giallorosso quello che riempie e colora lo stadio in una giornata storica della Roma. Dopo 13 minuti i giallorossi si portano in vantaggio: Di Bartolomei tiene palla sul versante sinistro del campo, alza la testa e centra un perfetto cross in area di rigore. Roberto Pruzzo si smarca dai difensori avversari e con una torsione incredibile colpisce la palla di testa indirizzandola sotto all’incrocio dei pali. Nulla da fare per l’estremo difensore rossoblù, la Roma è in vantaggio! Il ritmo della partita si abbassa, il Genoa trova la rete del pareggio con Fiorini, ma per la Roma è grande festa: i giallorossi sono Campioni d’Italia per la seconda volta nella loro storia.

Nei minuti finali il campo viene invaso dalla tifoseria giallorossa, vogliosa di esultare e di portare in trionfo i propri beniamini. È lo scudetto di Liedholm, è lo scudetto Falcao e Di Bartolomei, è lo scudetto di Bruno Conti, ma è soprattutto lo scudetto di Roberto Pruzzo, che con i suoi 12 gol ha portato ben 14 punti nelle casse dei giallorossi e, malgrado non sia riuscito a conquistare per la terza volta consecutiva il titolo di capocannoniere, ha ricoperto un ruolo fondamentale nella vittoria del secondo scudetto giallorosso.

In Coppa dei Campioni

1983-84. Smaltita la sbornia per i festeggiamenti, la Roma inizia a pianificare la stagione successiva cercando di rinforzare la squadra che, dopo un solo anno, perde Pietro Vierchwood che torna alla Sampdoria. Arrivano però Francesco Graziani dalla Fiorentina e il centrocampista Toninho Cerezo dall’Atletico Mineiro.

L’inizio stagione dei giallorossi è esaltante: in Coppa Italia conquista subito gli ottavi di finale battendo Rimini, Arezzo, Atalanta, Padova e pareggiando con il Milan. In campionato arrivano tre vittorie nelle prime tre gare, ma il vero obiettivo della Roma è la Coppa Campioni, che avrà proprio lo stadio Olimpico come sede della finalissima. Nei sedicesimi di finale la Roma elimina il Goteborg grazie a un 3-0 casalingo che rende vano il tentativo di rimonta svedese, spento sul nascere da una rete di Pruzzo nella gara di ritorno. Poi, agli ottavi di finale è il turno del Cska Sofia, battuto di misura in entrambe le partite a eliminazione diretta.

La cavalcata in Coppa Campioni non frena la Roma in campionato: il 23 ottobre del 1983 si gioca il derby della Capitale, e la Roma non ne vuole sapere di rallentare la sua corsa. Dopo soli 4 minuti Sebino Nela porta in vantaggio i giallorossi, poi al 63esimo ci pensa Pruzzo a segnare il gol della tranquillità: il bomber intercetta una palla scodellata al centro da Bruno Conti, supera in velocità la coppia difensiva biancoceleste formata da Chiarenza e Manfredonia, e fulmina il portiere Cacciatori con un diagonale preciso indirizzato sul secondo palo. Con i due punti conquistati nel derby (2-0 finale) la Roma sale al primo posto in classifica, mentre Torino, Juventus e Verona seguono a 1 punto di distanza. Tuttavia, dopo la schiacciante vittoria per 5-1 contro il Napoli, la Roma rallenta e raccoglie solo un punto in tre partite prima di presentarsi a Torino nella sfida di vertice contro la Juventus.

Il gol alla Juventus

I bianconeri di Trapattoni sono in testa alla classifica, e il match casalingo contro i giallorossi è un’ottima opportunità per tenere a distanza una diretta concorrente. La Juve scende in campo con Tacconi, Caricola, Cabrini, Bonini, Brio, Scirea, Penzo, Tardelli, Rossi, Platini e Boniek. Risponde la Roma di Liedholm con Tancredi, Nela, Righetti, Maldera, Falcao, Bonetti, Ancelotti, Cerezo, Pruzzo, Di Bartolomei e Conti.

È una partita combattutissima, le squadre lottano in campo, ma il gol sembra non arrivare. Fino al 62esimo, quando Bruno Conti si inventa un gol da campione, trafiggendo Stefano Tacconi con un tiro in diagonale di sinistro che si infila alle spalle del portiere. La reazione della Juventus, però, non si fa attendere: al 72esimo Platini pareggia, 5 minuti più tardi è Penzo a trovare la rete del raddoppio bianconero. È un ritorno veemente quello della Juventus, la Roma sembra ormai spacciata.

Ma al 90esimo la Roma prova l’ultimo assalto: Nela lancia lungo in avanti per Bonetti, che si è spinto in avanti alla ricerca del gol del pareggio; il difensore di testa serve Chierico, appostato sul vertice destro dell’area di rigore, che crossa la sfera in area dove c’è Roberto Pruzzo, e il bomber decide di segnare un gol da antologia: non appena vede partire il cross O’Rey prende posizione in area di rigore e si produce in una rovesciata da capogiro, spedendo la palla alle spalle di Tacconi con un destro formidabile. È apoteosi Roma, Roberto Pruzzo è riuscito a pareggiare all’ultimo minuto di gioco, permettendo ai giallorossi di rimanere in corsa per il campionato.

Affetta da “pareggite” in campionato, vincente in Coppa

Tuttavia la Roma continua a collezionare troppi pareggi in campionato, e la Juventus alla 18esima giornata è in vantaggio di 4 punti in classifica. Nelle Coppe, però, la Roma è un rullo: in Coppa dei Campioni i tedeschi del Berliner Dynamo vengono strapazzati all’Olimpico con un secco 3-0, successo che vale ai giallorossi la qualificazione alle semifinali, mentre in Coppa Italia è la Reggiana a essere eliminata per effetto delle due vittorie giallorosse (2-0 in casa con le reti di Vincenzi e Graziani, 0-1 fuori casa con il gol di Cerezo).

In campionato una rete di Di Bartolomei consente ai giallorossi di superare l’Inter, e di portarsi a tre punti dalla Juventus capolista. Poi, nel giro di due settimane, la Roma si gioca la stagione. Nella semifinale di andata contro il Dundee la Roma esce con le ossa rotte: gli inglesi vincono 2-0, mettendo in cassaforte la qualificazione.

Il 15 aprile del 1984 si gioca all’Olimpico la sfida di ritorno tra Roma e Juventus, con i bianconeri che hanno a disposizione due risultati su tre per difendere il primato in classifica. Il match si chiude a reti inviolate, e le speranze scudetto dei giallorossi si spengono sulla traversa insieme alla girata al volo di Roberto Pruzzo su assist di Falcao.

Roma-Dundee

Ma non c’è tempo per piangersi addosso: il 25 aprile del 1984 arriva a Roma il Dundee, e la Roma è chiamata ad una grande prestazione per ribaltare il risultato dell’andata. I giallorossi partono a spron battuto: dopo pochi minuti Bruno Conti si vede annullare un gol per un fuorigioco. Subito dopo è il Dundee a rendersi pericoloso con Milne, che calcia alto da buona posizione.

Poi però al 21esimo arriva la svolta: classica azione di calcio d’angolo con Bruno Conti che scodella in area di rigore e Roberto Pruzzo che si alza in cielo per colpire la palla di testa e spedirla in rete. La Roma è in vantaggio, è cominciata la rimonta giallorossa! Passano 17 minuti e la Roma trova il raddoppio: lungo lancio di Di Bartolomei per Maldera che, di testa, serve al centro dell’area di rigore Pruzzo, controllo di petto del bomber e tiro imparabile per il portiere inglese.

La Roma ha pareggiato i conti, e nella ripresa è un rigore di Di Bartolomei a regalare ai giallorossi la prima finale di Coppa dei Campioni della storia.

È una notte indimenticabile, e l’entusiasmo per la qualificazione ottenuta porta la Roma a vincere ancora in campionato, che però si chiuderà con i giallorossi al secondo posto dietro alla Juventus.

L’agrodolce finale di stagione

La finale di Coppa Campioni sarà ricordata per l’amaro epilogo dei calci di rigore, dopo che nei tempi regolamentari un imperioso colpo di testa di Pruzzo aveva pareggiato l’iniziale vantaggio inglese di Neal. Fatali gli errori dagli 11 metri di Conti e Graziani.

Tuttavia la Roma si riscatta vincendo la Coppa Italia dopo aver superato in finale il Verona, in quella che sarà l’ultima partita in giallorosso di Agostino Di Bartolomei: è il quinto trofeo nazionale dei giallorossi, che chiudono al meglio un’annata storica per la società.

L’addio di Liedholm e Di Bartolomei, la Roma di Eriksson

Nella stagione 1984-85 i giallorossi, affidati al nuovo allenatore Sven Goran Eriksson, non riescono a ripetere la trionfale annata precedente: Roberto Pruzzo segna ancora una volta 8 gol in campionato, quasi sempre decisivi (l’1-1 contro la Sampdoria, il 2-1 contro l’Udinese, la rete del 3-2 contro la Cremonese, il gol dell’1-0 contro il Torino prima e l’Avellino poi, la prima rete nello 0-2 della Roma a Udine, un gol nel 5-0 della Roma a Cremona, e il gol del 4-3 contro l’Inter alla penultima giornata).

La squadra chiude all’ottavo posto in campionato, viene eliminata agli ottavi di finale dalla Coppa Italia, mentre in Coppa delle Coppe è il Bayern Monaco a far fuori i giallorossi con un gol di Matthaus.

Il secondo anno di Eriksson sulla panchina giallorossa, tuttavia, è quello del riscatto: arrivano in estate Boniek, Desideri e Tovalieri, con Giuseppe Giannini che, dopo la stagione del debutto, è ormai un punto di riferimento della nuova Roma che in estate ha ceduto Falcao al San Paolo.

Alla prima giornata di campionato una rete di Roberto Pruzzo spiana la strada alla Roma nella vittoria in trasferta contro l’Atalanta, poi è Giannini a regalare il successo ai giallorossi nella sfida casalinga contro l’Udinese. La squadra di Eriksson, che ben si comporta tra le mura amiche, non riesce a ripetere le buone prestazioni anche in trasferta, dove raccoglie solo sconfitte e pareggi. L’alternanza di risultati porta i giallorossi a chiudere il girone d’andata a otto lunghezze dalla capolista: Roberto Pruzzo ha segnato solo due reti nelle quindici partite disputate, ma il suo impatto sul girone di ritorno è a dir poco devastante.

Il 5 gennaio del 1986 firma la rete del 4-0 contro l’Atalanta all’Olimpico; una settimana più tardi chiude i giochi nella partita a Udine contro i bianconeri (0-2, Boniek). Il 19 gennaio una doppietta di Pruzzo regala alla Roma il successo sul Bari, poi il 9 febbraio è una sua rete che consente ai giallorossi di espugnare il campo del Torino.

La cinquina all’Avellino

Il 16 febbraio del 1986 allo stadio Olimpico di Roma arriva l’Avellino. Grazie alle ultime vittorie la Roma ha rosicchiato tre punti alla Juventus, che ora guida la classifica con tre lunghezze di vantaggio sui capitolini.

Eriksson decide di lasciare in panchina Graziani, e di puntare tutto sulla ritrovata vena realizzativa di Roberto Pruzzo. Che non delude le attese.

Al quarto d’ora del primo tempo l’arbitro Lanese punisce con il calcio di rigore un fallo di Ferroni su Cerezo e Roberto Pruzzo trasforma la massima punizione portando in vantaggio i giallorossi. Al 27esimo, però, la difesa giallorossa sbaglia la trappola del fuorigioco e Diaz trova la rete del pareggio per gli irpini.

Il primo tempo si chiude sull’1-1, ma nella ripresa inizia lo spettacolo di Roberto Pruzzo: all’11esimo un perfetto calcio di punizione battuto da Conti trova il colpo vincente in area di rigore del bomber. 2-1 per la Roma. Il terzo gol di O’Rey è un’autentica perla: Boniek sulla destra serve con un passaggio in diagonale Roberto Pruzzo, il bomber riceve palla, con un tocco delicato salta in dribbling il diretto avversario, e fulmina il portiere irpino con un potente diagonale di sinistro. 3-1 Roma.

Al 41esimo è ancora Roberto Pruzzo ad andare in gol, sfruttando una corta respinta del portiere Zanichelli con un tap in vincente. 4-1. Ma non è finita: a un minuto dalla fine un fallo di mano in area di Zandonà viene punito con un altro rigore, Roberto Pruzzo si incarica della trasformazione e trova una storica cinquina.

La corsa sulla Juventus

I giallorossi, forti dei 17 punti nelle ultime 9 partite, iniziano a far sentire il fiato sul collo alla Juventus, che tuttavia è ancora in testa alla classifica. Nelle giornate successive, però, la Roma rallenta: raccoglie solo un punto a Firenze, poi schianta l’Inter di Rumenigge in casa, perdendo successivamente a Verona nonostante la doppietta di Pruzzo.

Il 16 marzo del 1986 la Juventus di Platini e Laudrup è ospite allo stadio Olimpico. La Roma deve vincere se vuole rimanere aggrappata al treno scudetto. L’avvio di match è arrembante, e dopo 3 minuti i giallorossi si portano in vantaggio con una rete di Graziani, bravo ad aprire le marcature con un colpo di testa ravvicinato su azione di calcio d’angolo.

La Juventus prova a reagire, ma la Roma controlla. Siamo al 29esimo. Carlo Ancelotti riconquista palla sulla trequarti bianconera e si invola sulla destra, dirigendosi verso la bandierina del calcio d’angolo. Anziché temporeggiare, decide di puntare il suo diretto marcatore, lo salta in dribbling e centra un cross perfetto per la testa di Pruzzo che non sbaglia. È il raddoppio della Roma, ma la gioia del Bomber è incontenibile, tanto che la sua mitica corsa verso la Curva Sud questa volta è condita da una nuova esultanza che diventerà poi di moda: il bomber si toglie la maglia, offrendola idealmente ai suoi tifosi, in un chiaro segno d’amore verso quel pubblico che lo ha sempre incitato e sostenuto. È la prima volta che un giocatore esulta in questo modo. I giallorossi chiudono la pratica Juve con il terzo gol di Cerezo.

Fine stagione e un altro successo Coppa Italia

La Roma non vuole fermarsi, e continua la marcia trionfale espugnando San Siro con un gol di Pruzzo che stende il Milan. Una rete di Graziani regala i due punti contro la Sampdoria, poi la quaterna rifilata in trasferta al Pisa (chiusa con una rete di Pruzzo) permette alla Roma l’aggancio in vetta alla classifica ai bianconeri di Trapattoni. La domenica successiva sarà però amara per i giallorossi, che verranno sconfitti dal già retrocesso Lecce, perdendo così ogni velleità nella corsa scudetto. Roberto Pruzzo chiude la stagione con 19 gol all’attivo, 17 segnati nel girone di ritorno, vincendo così per la terza volta in carriera il titolo di capocannoniere.

L’amarezza del finale di campionato viene tuttavia smaltita grazie al successo in finale di Coppa Italia contro la Sampdoria: la Roma vince il suo sesto trofeo nazionale, il quarto negli ultimi sei anni.

Fine carriera

Nelle ultime due stagioni giallorosse l’efficacia offensiva di Pruzzo non è più quella degli anni migliori: totalizza 30 presenze in Serie A segnando solo 5 reti. Nell’estate del 1988 lascia la Roma dopo 10 stagioni per accasarsi con la Fiorentina, e sarà proprio con i Viola a segnare il suo ultimo gol in carriera: il 30 giugno del 1989 si gioca lo spareggio tra Roma e Fiorentina valido per l’accesso in Coppa Uefa. Roberto Pruzzo decide la partita con un colpo di testa su assist di Roberto Baggio, regalando così ai viola la qualificazione. A fine stagione, però, Roberto Pruzzo decide di lasciare il calcio: è uno degli attaccanti più prolifici della Roma, è il Bomber delle corse sotto alla Curva Sud dopo ogni gol, è il Bomber della premiata ditta cross-colpo di testa (leggasi Conti-Pruzzo), è O’Rey, il Bomber che in 240 presenze con la maglia della Roma ha segnato 106 reti, conquistando per tre volte il titolo di capocannoniere, vincendo uno scudetto e per ben 4 volte la Coppa Italia.

CURIOSITÀ

Nel 2012 Roberto Pruzzo è entrato a far parte della Hall of Fame della società giallorossa. Il bomber, che ha contribuito al rilancio della Roma negli anni ’80, è stato votato dai tifosi giallorossi, che ricordano le sue esultanze sotto la Curva Sud dopo ogni gol, e soprattutto le sue reti che hanno consentito alla Roma di vincere uno Scudetto e 4 Coppa Italia in 9 stagioni di militanza con la maglia della Roma.

Forza Roma!

(Le storie degli attaccanti della Roma che a Trigoria persero il gol le trovate qui)

Roberto Pruzzo, O’Rey che scrisse la storia della As Roma anni ’80

I Bomber della Roma

Alessandro Oricchio

Docente e ricercatore di Lingua Spagnola, giornalista pubblicista iscritto all'Odg del Lazio. Amante dei libri, dei viaggi, del calcio, della lingua spagnola, del mare e della cacio e pepe. Da gennaio 2021 redattore e speaker di TeleRadioStereo 92.7

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