Ricorrenze Giallorosse

Tanti auguri a Gustavo Bartelt, attaccante che fece sognare la Roma solo per 15 minuti

Tanti auguri a Gustavo Javier Bartelt, attaccante argentino che ha indossato la maglia della Roma dal 1998 al 2003 (ma con in mezzo due parentesi, una inglese l’altra spagnola). Sbarcò nella capitale nell’estate del 1998, con il Presidente Franco Sensi che lo prelevò dal Lanús per una cifra intorno ai 13 miliardi di lire. La sua somiglianza fisica con Claudio Paul Caniggia fece sognare inizialmente i tifosi, che non conoscevano questo attaccante che si era distinto con la casacca della squadra argentina, mettendo a segno 13 gol in 18 partite. Tuttavia, il suo bottino con i giallorossi sarà piuttosto esiguo: riuscirà a segnare un solo gol in occasione di una partita di Coppa Italia contro il Chievo Verona, disputata il 9 settembre di quello stesso anno. A Javier Bartelt è dedicato un capitolo del libro “Ho dimenticato come si fa gol“, edizioni Efesto.

Qui l’intervista pubblicata sul sito ufficiale della Roma, rilasciata a settembre del 2020:

Ricorda quel giorno al Bentegodi?

“Come no, indimenticabile. Segnai, presi una traversa e creai qualche altra occasione. I giornali elogiarono la mia prestazione. Tutti parlarono bene di me, tranne uno…”.

Chi?

“Zeman, il mio allenatore. Mi prese da parte e mi disse che non era contento della prova, nonostante avessi fatto gol. Mi invitò a partecipare di più al gioco di squadra e ad entrare maggiormente nei suoi schemi offensivi. Io ero un attaccante di movimento, dribblavo, non davo punti di riferimento. Il sistema, invece, prevedeva meno tocchi e più profondità. Avessi trovato maggior sintonia con lui …”.

Cosa sarebbe successo?

“Sarebbe andata diversamente la mia esperienza nella Roma, credo. Dopo quella partita con il Chievo feci benissimo con la Fiorentina in casa, ma poi giocai sempre meno e non trovai lo spazio necessario per mettermi in evidenza. Avrei avuto bisogno di maggiore protezione e di qualche bella parola. Venivo da un altro continente, ero completamente spaesato. Un peccato, ora invece apprezzo tanto la tattica italiana da semplice osservatore esterno”.

Con Capello come andò l’anno dopo?

“Non fui convocato per il ritiro a Kapfenberg, alcuni dirigenti della società mi fecero sapere che non rientravo nei piani del mister. Io rimasi perplesso, per un motivo: Capello non mi aveva mai visto giocare. Poteva valutarmi. Successe qualche giorno dopo, a Trigoria. Facevo parte della rosa e fu costretto a vedermi in allenamento. E come notò i miei movimenti in campo, cambiò subito idea. Mi chiese: “Ma perché non ti sei allenato con noi finora?”. Io replicai e gli riportai la versione a me nota: “Perché non mi vuole lei, mister, così mi hanno detto”. Lui rispose che non era vero e che mi avrebbe tenuto in considerazione. Mi impiegò sei volte, tre in Serie A e tre in Coppa Italia. Con lui ci fu solo un problema tattico…”.

Quale?

“Mi vedeva centrocampista, come alternativa di Di Francesco o Tommasi. Ma io facevo l’attaccante e volevo giocare attaccante”.

Lo sa che qualche tifoso dopo quel Roma-Fiorentina andò a comprarsi la sua maglia?

“Ascoltare queste parole mi fa piangere, lo dico con il cuore. Roma e i romanisti mi hanno sempre trattato bene. Avrei voluto regalargli qualche gioia in più, ma quel poco che ho fatto se lo ricordano bene. E mi basta così”.

Gustavo Bartelt: l’attaccante della Roma che fece impazzire la Fiorentina

Alessandro Oricchio

Docente e ricercatore di Lingua Spagnola, giornalista pubblicista iscritto all'Odg del Lazio. Amante dei libri, dei viaggi, del calcio, della lingua spagnola, del mare e della cacio e pepe. Da gennaio 2021 redattore e speaker di TeleRadioStereo 92.7

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