Francesco Statuto style.
L’8 dicembre del 1996 il calendario di Serie A aveva in programma, come posticipo serale, il derby capitolino tra la Lazio di Rambaudi, Protti e Signori e la Roma allenata dal Carlos Bianchi.
Per arginare le folate offensive della squadra di Zeman, che a centrocampo schierava Fuser, Okon e Nedved, il tecnico argentino decise di rinforzare la linea mediana puntando dal primo minuto su Francesco Statuto, prodotto del vivaio giallorosso, posizionato nel ruolo di esterno destro accanto alla coppia centrale formata da Jonas Thern e Gigi Di Biagio.
Francesco Statuto non era un campione. Anzi. Tecnicamente piuttosto scarso, ma ne era cosciente. Pertanto la sua forza consisteva nella grinta, nella caparbietà, nella determinazione, nella cattiveria agonistica, che purtroppo non sempre bastavano per sopperire ai suoi limiti tecnici.
In quella partita Francesco Statuto rimase in campo solo 27 minuti, prima di essere sostituito da Damiano Tommasi. Vi ricordate il perché? Perché in quei 27 minuti aveva preso letteralmente a calci praticamente mezza squadra laziale, e si salvò dall’espulsione semplicemente per uno scambio di persona con Delvecchio.
Francesco Statuto. Sapeva di non avere grandi alternative per battagliare alla pari con gli altri tecnicamente più dotati, dunque lottava come un leone, a volte anche esagerando. Ma lo faceva sempre, in campo dava l’anima, nonostante i suoi enormi limiti tecnici.
Ecco, sono stato sempre tremendamente affascinato dai giocatori grintosi, quelli che non mollano mai, quelli che non si danno mai per vinti, quelli che in campo dimostrano dal primo all’ultimo minuti di tenere alla maglia.
Forza Roma! ????❤️
