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12 maggio 2010: 13 anni fa l’addio a Fausto Iosa, punto di riferimento dei tifosi della As Roma

Il 12 maggio del 2010, 13 anni fa, l’addio a Fausto Iosa, un vero e proprio punto di riferimento dei tifosi della As Roma. Membro del Commando Ultrà Curva Sud e Presidente del Roma Club Esquilino, Fausto Iosa fu l’artefice di quella splendida coreografia che colorò l’intero stadio Olimpico in occasione di Roma Juventus del 16 marzo 1986, gara che terminò con la vittoria dei giallorossi per 3-0. 

Intervistato da Il Romanista nel 2018 il figlio Mario ha ricordato così quella partita: “Ricordo le difficoltà dei giorni precedenti – racconta il figlio Mario, anch’egli grande tifoso romanista e presidente del Roma Club Esquilino – Avrebbero dovuto consegnarci le bobine già tagliate, in quanto per ogni settore dell’Olimpico erano state prese le misure precise per dar vita alla coreografia. Ce le consegnarono intere, chilometri e chilometri di plastiche. Per tre giorni tutti i ragazzi della Sud si alternarono in un magazzino nei pressi di Via Merulana, lavorando giorno e notte tra le attenzioni dei condomini e di tutte le signore che portavano cibo e bevande tra un “forza Roma” e un altro. Solo a Roma possono succedere queste cose. Il giorno della partita mio padre organizzò dei gruppetti da inviare nei vari settori, al fine di coordinare al meglio il tutto. Fu una delle coreografie più riuscite, un qualcosa di cui esser fieri perché ci fu una simbiosi totale non solo tra tifosi, ma anche tra tifoseria e squadra. Il segnale per dar via allo srotolamento fu lo sventolio della bandiera svedese, a cui pensai io”, la più grande mai vista prima, come disse lo stesso Eriksson.

L’orchestra fu diretta con scrupolosità e genialità da lui, il “Maestro”. Il “maestro” si chiamava Fausto Iosa, che ci ha lasciato poco tempo fa e che rimarrà sempre nei nostri cuori. Sarà sempre il nostro papà, quello che ci ha insegnato tanto e che ci ha aiutato in qualche momento difficile. Con una coordinazione fantastica quelle strisce comparvero in cima agli spalti per finire quasi nel fossato coprendo tutti gli spettatori presenti, formando un’immensa bandiera a strisce gialle e rosse, come se il tifoso fosse diventato un gigante contro l’altro gigante, quello della Juventus. Avevamo raggiunto il nostro obiettivo quello di impaurire i giocatori avversari. Tra i loro commenti, ce ne fu uno, quello di Cabrini, che ci colpì: «Quando sono entrato ho capito che quella partita era già persa». Ci eravamo riusciti. Quello spettacolo fu messo in scena grazie a lavoro di tanti ragazzi che si prodigarono per giorni e giorni a far si che la scenografia riuscisse. Erano tempi d’oro per il tifo, tempi che non torneranno più a causa di inutili “repressioni” e diritti tv. Tempi che erano dedicati alla realizzazione di qualcosa che prescindeva dal tifo, che andava oltre lo stesso, per poter dire alla nostra squadra quanto l’amavamo e quanta passione e fede ci mettevamo. 

(fonte: Il Romanista)

Qui potete leggere la lettera scritta da Stefano Malfatti per ricordare Fausto Iosa. 

 

Alessandro Oricchio

Docente e ricercatore di Lingua Spagnola, giornalista pubblicista iscritto all'Odg del Lazio. Amante dei libri, dei viaggi, del calcio, della lingua spagnola, del mare e della cacio e pepe. Da gennaio 2021 redattore e speaker di TeleRadioStereo 92.7

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