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“Da Rea Silvia alla Lupa, Roma è donna, Roma è Giulia”: uno striscione con un messaggio di unione e consapevolezza [Video]

Centosei donne uccise in Italia nel 2023. Centosei. L’omicidio brutale di Giulia Cecchettin è stato l’ultimo in ordine di tempo, un ennesimo femminicidio che, per la centoseiesima volta, ha scosso l’intero Paese ribadendo ancora una volta l’estrema urgenza di intervenire con decisione per estirpare definitivamente, e con ogni mezzo possibile, questa piaga sociale frutto di una povertà culturale che ancora oggi, nel 2023, assilla il popolo italiano. 

Con ogni mezzo possibile, si diceva, e quale spazio pubblico migliore di uno stadio per far sentire la propria voce, per manifestare con forza la decisione di schierarsi apertamente contro la violenza sulle donne: schieramento che in una società normale, razionale, culturalmente preparata, neanche sarebbe necessario ribadire. Eppure ancora oggi, nel 2023, diventa invece importante esternare la propria posizione: il sostegno incondizionato alle donne vittime di violenza, di quella violenza tossica, malsana, perpetrata da chi le donne sostiene di amarle, ma che invece non le ama proprio per niente.

E in occasione di Roma Udinese nel settore dei Distinti Sud è stato esposto uno striscione meraviglioso, che recitava: “Da Rea Silvia alla Lupa, Roma è donna, Roma è Giulia”. Uno striscione semplice, diretto, incisivo, con un messaggio pulito e al contempo deciso, che non ambiva a inserirsi nelle pieghe di un dibattito pubblico che anziché ricercare l’unità ha creato fazioni, suddivisioni, anche davanti alla centoseiesima uccisione di una donna. Uno striscione il cui messaggio invece è stato di pieno sostegno alle donne, a Giulia e alla sua famiglia, perché “Roma è donna, Roma è Giulia”.

Ne abbiamo parlato con le ragazze che hanno deciso di esporre lo striscione nei Distinti Sud prima del fischio di inizio di Roma Udinese, che così ci hanno raccontato la loro iniziativa:

“Siamo nate a Roma. Cresciute con i nostri papà allo stadio, in casa e in trasferta. Con le mamme, incinte e allo stadio, a incitare la squadra in preda agli sbalzi ormonali della gravidanza. Con le nonne che spiegavano la regola del fuorigioco ai nonni che seguivano solo pugilato e ciclismo. Siamo amiche ma anche figlie, sorelle e nipoti che a Roma e per la Roma si sono trovate straordinariamente vicine in un periodo storico in cui tifare è diventata molto spesso etichetta – ultrà, club, occasionale, schierato, diffidato – mentre poco spazio e risalto vengono dati invece alla capacità dei tanti di creare un unicum. Ai sacrifici, all’impegno, al lavoro e alla dedizione di chi davvero trascorre settimane, mesi e stagioni a programmare coreografie e trasferte; a dar vita ai cori per i quali vediamo interi settori alzarsi in piedi e sventolare fieri sciarpe, bandiere e stendardi; a ideare e realizzare striscioni che rappresentino la storia, i valori e gli ideali di una città – e i suoi colori simbolo e vanto – che per tutti è Madre, è Donna ed è Vita. Non a caso 3 sostantivi femminili. Non a caso la frase dello striscione di domenica arriva da 5 ragazze il cui unico intento era quello di dare voce e dignità a tutte coloro che voce e dignità non ne hanno avuta, o ne hanno più.

La coreografia spettacolare del Derby recitava “Figli di Marte” e siamo orgogliose che dalla costola destra della Curva Sud, quasi a suggellare il richiamo biblico con i Distinti Sud, sia stato alzato uno striscione che a quella discendenza associa la componente femminile di Rea Silvia, anch’essa donna violata e uccisa. Striscione voluto fortemente per la prima in casa dopo il 25 novembre, dopo i cortei e le manifestazioni svoltesi in ogni città e comune d’Italia, dopo quella ennesima tragedia, incomprensibile, disumana, dilaniante per chi, da donna, proprio non riesce a farsene una ragione. Uno striscione che voleva dare un messaggio potente, di unione, di consapevolezza, di vicinanza e di lotta a oltranza. 

Non sappiamo come sarà accolto ciò che stiamo facendo dai gruppi tradizionali, noi siamo un gruppetto di amiche che vanno insieme allo stadio, non facciamo parte del mondo ultras. Per noi, tuttavia, non è mai stato importante metterci in mostra, semplicemente coltiviamo la stessa passione degli uomini, con la stessa determinazione, siamo unite e ci piace far sentire la nostra voce. Tutto questo senza creare spaccature, né suddivisioni tra uomini e donne, perché sono tanti, tantissimi gli uomini che questa passione la colorano di sfumature meravigliose ed è giusto che ognuno di loro abbia il rispetto che merita. Ecco, in questo ambiente che, nonostante in parte rispecchi un’ampia fetta della società, noi ci sentiamo sicure e in famiglia, sappiamo bene cosa siamo: siamo donne che vogliono tifare per l’As Roma e che vogliono abbattere pregiudizi, stereotipi, del tipo “sei donna, allora spiegami la regola del fuorigioco”. Perché noi siamo della As Roma e andiamo allo stadio unite per tifare per l’As Roma”.

“Da Rea Silvia alla Lupa, Roma è donna, Roma è Giulia”

Forza Roma!

Alessandro Oricchio

Docente e ricercatore di Lingua Spagnola, giornalista pubblicista iscritto all'Odg del Lazio. Amante dei libri, dei viaggi, del calcio, della lingua spagnola, del mare e della cacio e pepe. Da gennaio 2021 redattore e speaker di TeleRadioStereo 92.7

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