Stadio della Roma

As Roma, caos terreni per lo stadio a Pietralata: pioggia di ricorsi contro il Comune

Quando sembrava filare tutto liscio per la Roma e il suo nuovo stadio a Pietralata, ecco arrivare un intoppo che – se confermato – rallenterebbe e non di poco l’iter che sta affrontando la società capitolina guidata dalla famiglia Friedkin.

Come riporta l’edizione odierna de La Repubblica, il problema sorto nelle ultime ore, anche se sarebbe meglio chiamarlo dubbio, è che i terreni dove dovrebbe sorgere il nuovo impianto giallorosso non sarebbero del Comune di Roma, con cui la società capitolina sta ormai trattando da mesi e sarebbe anche a un buon punto per ottenere la concessione.

La questione della proprietà è stata sollevata da alcuni privati cittadini e imprese che hanno intentato delle cause civili per vedersi riconoscere il loro diritto di proprietà su alcune particelle di terreno sulle quali la Roma vorrebbe costruire il proprio stadio. Tutto questo avviene a pochi giorni dall’inizio del dibattito pubblico, che ha fissato come data di partenza giovedì 7 settembre.

La questione nasce da lontano. Nel 1999 i terreni di Pietralata vengono espropriati ai privati con la promessa di realizzare una serie di opere di interesse pubblico, come ad esempio lo Sdo, il Sistema Direzionale Orientale, ovvero un centro dove ricollocare tutti gli uffici amministrativi del Campidoglio. A distanza di anni nessuna di quelle opere viene realizzata e gli atti di esproprio non vengono trascritti in conservatoria, quindi di fatto non vengono registrati.

Le 53 particelle ancora da trascrivere

La volontà della Roma di costruire il suo nuovo stadio accende i riflettori su terreni che di fatto erano stati dimenticati un po’ da tutti ed ecco che gli uffici del Comune si accorgono della dimenticanza solo con grave ritardo, in alcuni casi oltre vent’anni dopo. E così, dalle visure catastali e dai documenti di Roma Capitale emerge che a maggio del 2023 erano da trascrivere ancora 53 particelle, alcune delle quali sono state trascritte nei mesi scorsi, mentre altre rimangono pendenti.

Nel frattempo privati cittadini e imprese che hanno gestito questi terreni per vent’anni si sono rivolti al tribunale civile di Roma per vedere riconosciuto il diritto di usucapione su quei beni. «Nell’ambito dei terreni identificati per lo stadio – spiega l’avvocato Luca Zarella che rappresenta diverse parti – ci sono almeno sei ettari che sono stati gestiti e curati dai cittadini. E quei cittadini rivendicano adesso il loro diritto di proprietà».

Questa mossa, ovviamente, è spinta dagli interessi in ballo, visto che terreni fino a ieri agricoli ora sono al centro di una trattativa con un soggetto privato che vuole avviare un’operazione edilizia che vale centinaia di milioni di euro. «Tantissime persone – prosegue l’avvocato Zarella – mi stanno chiamando per tornare in possesso di quei terreni e sono convinto che il loro numero crescerà nelle prossime settimane».

La posizione del Comune sui terreni

Le esigenze dei privati si sposano con l’opposizione dei Comitati, come il Comitato popolare Monti di Pietralata. «Questo gravissimo ritardo nella registrazione degli atti – commenta il portavoce del comitato Flavio Fianco – ha per anni tenuto in scacco l’intero territorio, bloccando di fatto qualunque progetto comunale di riqualificazione e sviluppo».

Ora il Comune si trova in mezzo a due fuochi che però non può spegnere da solo con l’amministrazione Gualtieri che era già subentrata in corsa nella questione stadio. «Abbiamo condotto una verifica catastale approfondita fin dall’inizio – spiega Maurizio Veloccia, assessore all’Urbanistica – e sulla base di quanto ricostruito con i nostri tecnici siamo certi che le trascrizioni in quanto tali non rappresentino una problematica rispetto al diritto di proprietà delle aree. L’unico rischio della registrazione tardiva è il pagamento di una sanzione amministrativa. Abbiamo lavorato 50 trascrizioni negli ultimi mesi e stiamo completando le ultime sei rimaste». Il Comune è sicuro che nessun diritto di proprietà possa essere vantato su quelle aree, mentre i cittadini sono convinti del contrario. L’ultima parola spetta adesso al tribunale civile.

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