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Lina Souloukou: “L’abolizione del decreto Crescita è un autogol per il calcio e per il Paese”

Lina Souloukou ha rilasciato una lunga intervista al Sole24ore, in cui ha parlato dell’abolizione del decreto crescita e dello stato di salute del calcio italiano Ecco le sue parole:

Perché ritiene essenziale mantenere le agevolazioni fiscali del Decreto Crescita?

“Perché abolirle significherebbe mettere in discussione le basi della competitività a livello internazionale del nostro calcio e penalizzerebbe fortemente la crescita economica dell’intero movimento, con conseguenze sull’economia del paese. Il “sistema calcio” è un volano fondamentale per il Pil nazionale, in grado di generare effetti diretti su turismo, ristorazione e settore alberghiero. Un dato è emblematico: dall’entrata in vigore del Decreto Crescita l’impatto sul Pil è aumentato da 10 a 11,1 miliardi. Oltretutto per lo Stato ci sarebbe un danno dalle modifiche alle agevolazioni per gli sportivi professionisti, che determinano l’ingresso in Italia di maggiori redditi imponibili e, quindi, di maggiori imposte. Sommando questi effetti positivi si può affermare che i benefici fiscali non determinano perciò una riduzione del gettito erariale, bensì un aumento. Oltretutto il calcio italiano attrae sempre di più investitori stranieri, che hanno acquistato la proprietà di molti club oltre al nostro e che investono in infrastrutture. Investimenti che sarebbero molto più difficili qualora le squadre italiane venissero private della possibilità di competere ai più alti livello. Come sa io vengo dalla Grecia, dove la tassazione per tutti i calciatori, dal 2020, è pari al 22%, con un impressionante impatto sulla crescita del calcio greco negli ultimi anni, ben evidenziata dalla presenza di quattro squadre nei gironi delle competizioni europee”.

Non si rischia un danno alla crescita dei giocatori italiani?

“No, direi che basta analizzare i risultati delle nazionali giovanili tra il 2022 e 2023, con l’Under 19 che ha ottenuto il titolo europeo. Peraltro credo che l’esempio della Roma sia emblematico: abbiamo puntato su un blocco di calciatori italiani per dare una identità precisa alla squadra. Ma allo stesso tempo, grazie anche al decreto crescita, abbiamo chiuso operazioni di mercato molto complesse. L’eliminazione dei benefici fiscali per gli sportivi professionisti determinerebbe una grave perdita di competitività nei confronti di campionati al momento più attraenti ma anche di realtà di pari livello in cui gli sportivi godono di agevolazioni fiscali o di mercati emergenti in cui non è previsto il pagamento di imposte sui redditi. È l’unico vantaggio che abbiamo”.

Come giudica lo stato di salute del calcio italiano?

“Dal punto di vista sportivo la maggiore competitività è un dato di fatto. La Roma ha permesso all’Italia di tornare a vincere una competizione europea dopo 13 anni e un anno dopo è arrivata in finale di Europa League. Ma se allarghiamo lo sguardo a livello nazionale, non possiamo dimenticare da quanti anni l’Italia non portava due squadre in una semifinale di  e tre club nelle finali europee nella stessa stagione. Ma per sua stessa natura, un movimento calcistico non è mai statico e, quindi, guai a pensare che questo momento positivo abbia già un respiro di lungo periodo. Ci sono diversi esempi che ci devono mettere in guardia: non possiamo considerare il recente accordo per i diritti tv del tutto in linea con questa ritrovata competitività dei top club italiani. A livello di infrastrutture scontiamo ancora un gap impressionante. Senza contare che, in materia di tesseramento di nuovi calciatori extracomunitari, abbiamo molti limiti rispetto ad altri paesi concorrenti. Per questo credo che il nostro primo compito sia quello di lavorare per porre basi solide, dal punto di vista regolamentare e infrastrutturale”. 

A che punto è il progetto stadio?

“Stiamo lavorando alla consegna del progetto definitivo del futuro stadio di proprietà, che ha già ricevuto l’attestazione del pubblico interesse dalle istituzioni di Roma Capitale. L’amministrazione capitolina ha promosso un passaggio importante, quello del dibattito pubblico per coinvolgere le diverse espressioni della società locale: lo spirito che ha animato questo progetto, sin dall’inizio, è stato quello di lavorare accanto al Campidoglio. Lo abbiamo fatto dalla scelta dell’area in poi e, adesso, attendiamo di capire quali indicazioni emerse dal dibattito pubblico possano essere utili per la stesura del progetto definitivo”.

L’ultimo bilancio della Roma segna un’inversione di tendenza rispetto agli anni precedenti.

“È il frutto di un lavoro avviato da tempo: quando si parla di calcio sostenibile sembra sempre che si voglia parlare per slogan ma in realtà l’aumento dei ricavi di circa 70 milioni e la riduzione dei costi di oltre 54 milioni rappresentano un risultato tangibile della strategia messa in atto dall’arrivo della famiglia Friedkin. Ora è chiaro che avere alle spalle un gruppo così solido, e animato da una passione così grande per la Roma e per Roma, costituisca una grande opportunità, ma l’obiettivo nel medio/lungo termine non può che essere quello di garantire al club sempre più successi e autonomia economica”.

In quali aree investirete?

“Il settore giovanile rappresenta sempre di più un punto fermo della nostra strategia complessiva. Poi è evidente che voci di bilancio già largamente positive, come i ricavi da biglietteria o quelli relativi alle sponsorizzazioni o alle vendite dei negozi, saranno sempre più prioritarie nelle nostre strategie fuori dal campo: strategie che puntano a un rafforzamento del brand in Italia e all’estero. Il recente accordo per lo sponsor di maglia con Riyadh Season rientra nella visione di una proprietà attenta al legame con la città e, allo stesso tempo, con una forte vocazione internazionale”. 

Fonte: Il Sole24 Ore

Trascrizione: laroma24.it

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