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I numeri del calcio in Italia: ricavi, perdite e impatto sul Pil del Paese

(figc) Quanto vale il calcio in Italia? La FIGC ha pubblicato i risultati di uno studio che ha verificato l’impatto del calcio sul Pil del Paese. Ecco di seguito il report.

L’aumento di 210mila tra giocatori e giocatrici in un anno, con un ritorno ai livelli pre-pandemici, un impatto socio-economico della pratica calcistica prodotto a beneficio del Sistema Paese stimabile in oltre 4,5 miliardi di euro, il patrimonio delle Nazionali giovanili testimoniato dai recenti risultati sportivi dell’Under 20 e dell’Under 19 e il terzo posto europeo della FIGC per ricavi commerciali derivanti dalle Nazionali. Ma anche una perdita aggregata del Sistema Calcio professionistico pari a 1,4 miliardi di euro e la necessità sempre più impellente di avviare un programma di investimento per la realizzazione di una nuova generazione di impianti calcistici nel nostro Paese.

Sono solo alcuni tra dati e spunti di riflessione che emergono dalla 13a edizione del ReportCalcio, il rapporto annuale sul calcio italiano e internazionale sviluppato dal Centro Studi FIGC in collaborazione con AREL (Agenzia di Ricerche e Legislazione) e PwC Italia.

Pubblicato sul sito della Federazione, il ReportCalcio è stato presentato su Sky Sport 24 nello speciale condotto da Luca Marchetti, che ha visto gli interventi del presidente della FIGC Gabriele Gravina, del giornalista Paolo Condò e dell’editorialista del Corriere dello Sport e manager Alessandro Giudice.

Con le sue 13 edizioni pubblicate dal 2011 a oggi, ReportCalcio rappresenta un percorso virtuoso che si pone l’obiettivo di valorizzare la trasparenza e costruire un patrimonio di numeri, dati e trend di valore strategico. Gli argomenti analizzati sono molteplici e rispecchiano la crescente multidimensionalità del calcio italiano: dal censimento dell’attività sportiva al profilo delle Rappresentative Nazionali (a livello sportivo, mediatico e commerciale), dallo studio sul calcio femminile, giovanile e dilettantistico all’analisi del profilo economico-finanziario, organizzativo, infrastrutturale e fiscale del sistema professionistico, insieme a delle opportune finestre di confronto internazionale.

“Da questo ennesimo studio emerge chiaramente il potenziale straordinario del mondo del calcio nel suo complesso – dichiara il presidente della FIGC Gabriele Gravina –, che rappresenta il primo fattore di sviluppo in ambito sportivo e uno dei più rilevanti dal punto di vista sociale del nostro Paese. ReportCalcio è un contributo di trasparenza, ma soprattutto uno stimolo per tutti gli stakeholder per conoscere nel dettaglio punti di forza e criticità del movimento, così da studiare e mettere in pratica soluzioni condivise. L’obiettivo della Federcalcio è agevolare un processo di sviluppo integrale che parta dalle persone per aggiornare i processi, migliorando la fruibilità del calcio sotto ogni aspetto. Proprio per questo, tra i tanti, il dato da evidenziare è quello che certifica il recupero degli oltre 200 mila tesserati del Settore Giovanile e Scolastico persi durante la pandemia. Per quanto riguarda l’aspetto economico, invece, risulta evidente la necessità di riportare in equilibrio il sistema, mettendo sotto controllo i costi e destinando risorse per gli investimenti nei vivai e nelle infrastrutture”.

“Rispetto al disavanzo economico aggregato di 1,3 miliardi di euro registrato nella stagione 2020-2021, fortemente impattata dal periodo pandemico, nella stagione 2021-2022 si è registrata una perdita aggregata addirittura superiore, pari a 1,4 miliardi di euro – ha spiegato Federico Mussi, Partner PwC Italia –. Si tratta del peggior risultato netto nei 15 anni analizzati nel ReportCalcio, a conferma che il settore continua a manifestare una difficoltà strutturale. Nelle ultime 3 stagioni, la perdita complessiva prodotta dal calcio professionistico italiano è stata pari a quasi 3,6 miliardi di euro. Sui conti continua a pesare in modo determinante il costo degli stipendi che nell’ultima stagione sfiora l’84% dei ricavi (al netto delle plusvalenze). Da un punto di vista finanziario, l’indebitamento complessivo del calcio professionistico nel 2021-2022 supera la soglia dei 5,6 miliardi di euro e l’indice di liquidità, mediamente pari a 0,5 sia per le società di Serie A che per quelle di Serie B, limitano in modo importante la possibilità di fare investimenti. Il calcio professionistico necessita ora più che mai di sistemi e modelli virtuosi di monitoraggio e controllo dei costi, affinché siano commisurati alla capacità di generazione di cassa. Rispetto ad altre leghe europee, il calcio italiano presenta peggiori parametri economico-finanziari, una maggiore dipendenza dai ricavi televisivi, minori misure a sostegno dei giovani e minori investimenti infrastrutturali. Ciò nonostante, il settore continua ad attrarre capitali e investitori, guidati spesso da una strategia di internazionalizzazione che punta a valorizzare diritti tv e broadcasting, marchi e attività di merchandising, investimenti in tecnologia e in area digitale. Sul fronte degli investimenti, la candidatura per ospitare l’Europeo del 2032 rappresenta una grande opportunità per accelerare investimenti infrastrutturali che appaiono sempre più indispensabili per guidare la crescita del Sistema Calcio e non solo”.

Il calcio in Italia e l’impatto sul Pil del Paese

Considerando la dimensione sportiva, i tesserati per la FIGC nel 2021-2022 ammontano a quasi 1,4 milioni (la Federcalcio rappresenterebbe oggi il terzo “comune” in Italia in termini di popolazione): il Sistema Calcio ha evidenziato una straordinaria capacità di riassorbire nel breve termine l’impatto della pandemia; i calciatori tesserati sono tornati sostanzialmente agli stessi livelli del pre COVID-19, crescendo del 24,9%, con un aumento di quasi 210.000 giocatori in appena una stagione (dagli 840.054 del 2020-2021 ai 1.049.060 del 2021-2022).

L’impatto più significativo è stato registrato all’in­terno del principale asset strate­gico del calcio italiano, ovvero il settore dell’attività giovanile, che nel 2021-2022 conta 807.807 tesserati Under 20, in aumento del 36% rispetto al 2020-2021, con i calciatori maschi tra i 5 e i 16 anni tornati oltre il 20% di incidenza sulla popolazione italiana per fascia di età (rispetto al 14,4% del 2020-2021).

Il calcio femminile

Nel ReportCalcio 2023, un focus dedicato alla crescita della componente femminile del calcio: tra il 2008 e il 2022 le calciatrici tesserate per la FIGC sono quasi raddoppiate, passando da 18.854 a 36.552 (con un aumento di 10.000 unità nell’ultimo anno e una crescita di circa 9.000 tesserate rispetto alla rilevazione pre-pandemica), mentre in termini di fan base si stima che gli appassionati al calcio femminile in Italia siano 10,2 milioni; è prevista inoltre una crescita di 2,2 volte entro il 2033, fino a 22,6 milioni.

Nello stesso periodo, il valore commerciale del calcio femminile italiano potrà crescere di 7,1 volte, passando dai 6,6 milioni di euro del 2021 ai 46,7 del 2033.

Tra il 2020-2021 e il 2021-2022, inoltre, le partite ufficiali sono aumentate di oltre 10 volte, passando da 43.490 a 480.482, giocate all’interno dei 13.249 campi da gioco presenti in Italia, mentre l’impatto socio-economico della pratica calcistica prodotto a beneficio del Sistema Paese è stimabile in oltre 4,5 miliardi di euro, prodotto sui settori strategici della salute, dell’economia e della socialità. Il calcio continua a rappresentare una delle grandi passioni degli italiani: il 57% della popolazione si dichiara interessata a questo sport, per un totale stimato pari a quasi 34 milioni di persone, mentre tra i primi 50 programmi televisivi più visti nella storia della tv italiana sono presenti solo partite di calcio (tra cui 47 match della Nazionale). La raccolta delle scommesse sul calcio nel 2022 è pari a 13,2 miliardi di euro, dato in crescita di oltre 6 volte in appena 17 anni (nel 2006 non superava i 2,1 miliardi). Considerando l’esposizione internazionale, l’audience tv cumulata mondiale del calcio italiano è stimabile in 1,44 miliardi di telespettatori, con una fan base che supera il mezzo miliardo di persone.

L’attività calcistica costituisce inoltre un sempre più rilevante settore industriale del nostro Paese; i ricavi diretti totali ammontano a 5 miliardi di euro; considerando anche l’impatto indiretto e indotto prodotto sui 12 settori merceologici coinvolti nella catena di attivazione di valore del calcio, l’impatto sul PIL italiano è stimabile in oltre 11,1 miliardi di euro, con quasi 126.000 posti di lavoro attivati, mentre la contribuzione fiscale e previdenziale del calcio di vertice (Serie A, B e C) nel 2020 ha superato gli 1,3 miliardi di euro; i 99 club di calcio professionistico incidono per il 73,1% della contribuzione del comparto sportivo italiano (50.000 società ed enti), incidenza record tra quelle registrate dal 2015. Negli ultimi 15 anni analizzati, per ogni euro «investito» dal Governo italiano nel calcio, il Sistema Paese ha ottenuto un ritorno in termini fiscali e previdenziali pari a € 18,9, dato dal rapporto tra la contribuzione fiscale e previdenziale generata dal calcio professionistico italiano nel periodo considerato, pari ad oltre 16,8 miliardi di euro, e i contributi erogati da CONI / Sport e Salute alla FIGC nel medesimo arco di tempo, pari a 891,6 milioni.

Il profilo economico finanziario del calcio professionistico

La pandemia ha causato dei significativi riflessi socio-economici, a cominciare dal calcio professionistico; la perdita complessiva dei campionati di Serie A, Serie B e Serie C nel triennio COVID-19 (2019-2020, 2020-2021 e 2021-2022) è stata pari a quasi 3,6 miliardi di euro (in media circa 3,3 milioni persi ogni giorno), con un dato medio per stagione pari a 1,2 miliardi, rispetto ai 412 milioni di perdita registrati nel 2018-2019. Nel triennio COVID-19 nell’82,6% dei casi i club professionistici hanno chiuso il proprio bilancio in perdita (218 bilanci rispetto ai 264 analizzati), mentre a livello aggregato, nei 15 anni analizzati dal ReportCalcio (dal 2007-2008 al 2021-2022), il “rosso” aggregato prodotto dal calcio professionistico italiano è stato pari a 7,7 miliardi di euro, e la perdita registrata nel 2021-2022 (quasi 1,4 miliardi di euro) rappresenta il peggior risultato netto nel periodo di riferimento analizzato dal ReportCalcio. Considerando la situazione finanziaria, l’indebitamento totale è cresciuto dai 4,8 miliardi del pre COVID-19 (2018-2019) ai 5,6 del 2021-2022 (+17,2%), mentre nella prima stagione analizzata nel ReportCalcio (2007-2008) il dato si attestava a 2,4 miliardi. Il patrimonio netto a livello aggregato si attesta ad un valore pari a 440 milioni di euro, in riduzione del 35,9% rispetto al 2020-2021.

Una componente significativa del peggioramento dei risultati economico finanziari deriva dagli effetti negativi prodotti dal COVID-19, che ha prodotto nel calcio e nello sport un impatto più significativo rispetto alla media degli altri settori economici; in particolare, il valore della produzione medio annuo nel triennio COVID-19 è stato pari a 3,5 miliardi di euro, in diminuzione dell’11,2% rispetto al 2018-2019, ultima stagione pre pandemia; il fatturato 2021-2022 è pari a 3,4 miliardi, in decremento del 12,0% rispetto al 2018-2019, mentre in confronto tra il 2019 e il 2022 il PIL italiano risulta in crescita dell’1%. Considerando l’impatto della chiusura degli stadi (partite a porte chiuse o con capienze limitate), i ricavi da ticketing sono passati dai 341 milioni di euro del pre COVID-19 ai 266 del 2019-2020 e agli appena 28 del 2020-2021, mentre nel 2021-2022 si è risaliti fino a 254 milioni; nel triennio COVID-19, la stima degli spettatori potenziali andati persi a causa delle restrizioni è pari ad oltre 29 milioni, con circa 632 milioni di euro di ricavi da ticketing potenziali non realizzati. Nel 2021-2022, a fronte della progressiva riapertura della capienza degli stadi (fino al ritorno al 100% dall’inizio di aprile 2022), l’affluenza è risalita fino ad oltre 11,9 milioni di spettatori, rispetto agli appena 0,15 milioni del 2020-2021, dato tuttavia ancora distante dal periodo pre COVID-19 (oltre 16 milioni).

Oltre all’impatto del COVID-19, una componente significativa del peggioramento dei risultati economico-finanziari si connette all’incapacità dei club di contenere, anche nella fase di maggior impatto della pandemia, la crescita degli stipendi e degli ammortamenti/svalutazioni (ovvero principalmente gli impatti prodotti a conto economico dalla gestione del mercato trasferimenti dei calciatori); i ricavi medi per club tra il 2018-2019 e la media del triennio COVID-19 sono diminuiti dell’11,2%, mentre nello stesso periodo il costo del lavoro medio è cresciuto del 9,6% e gli ammortamenti/svalutazioni del 19,5%; il peso del costo del lavoro sul valore della produzione è passato dal 53% del 2018-2019 al 70% del 2021-2022, mentre l’incidenza sui ricavi di vendita (valore della produzione al netto delle plusvalenze) è aumentato dal 69% all’84%.

calcio italia impatto pil

Uno scenario di grande difficoltà, relativo a un settore che in altre dimensioni di analisi sta comunque evidenziando alcuni trend molto positivi: dai risultati record in termini di affluenza allo stadio prodotti nella stagione sportiva 2022-2023 al significativo ritorno alla competitività internazionale dei nostri club, con 3 finali di coppe europee nel 2022-2023, 3 squadre italiane nei quarti di finale di UEFA Champions League e 2 squadre in semifinale sempre in Champions e in UEFA Europa League. Nonostante le sconfitte rimediate nelle 3 finali, l’Italia nel 2022-2023 ha realizzato il suo record storico in termini di Ranking UEFA stagionale, con 22.357 punti conquistati (secondo miglior dato in Europa, dietro solo all’Inghilterra con 23.000). Da rimarcare, inoltre, la capacità del calcio italiano di attrarre investimenti e capitali stranieri, con 19 proprietà provenienti dall’estero nel calcio professionistico italiano (circa un club su cinque di proprietà estera), tra cui 11 dagli Stati Uniti; e sono proprio le risorse dei proprietari stranieri ad aver sostenuto il calcio italiano in questi ultimi anni di grande difficoltà: a livello aggregato, tra il 2011 e il 2022 sono stati apportati interventi di ricapitalizzazione del valore di oltre 6,2 miliardi, di cui il 37% relativi a club con proprietari italiani e il 63% (3,9 miliardi) da società con azionisti di riferimento stranieri (provenienti principalmente da Stati Uniti e Cina).

Le infrastrutture sportive

L’avvio di un programma di investimento per la realizzazione di una nuova generazione di impianti calcistici nel nostro Paese appare sempre più imprescindibile, al fine di accorciare il sempre crescente gap accumulato con le principali realtà internazionali: negli ultimi 16 anni (2007-2022) in Europa sono stati realizzati un totale di 199 nuovi impianti, con un investimento pari a 22,3 miliardi di euro; le principali nazioni in termini di nuovi stadi sono Polonia e Turchia (oltre 30 nuovi impianti), davanti alla Germania (18) e alla Russia (16). L’Italia con i 5 nuovi stadi inaugurati in questo periodo (Juventus, Udinese, Frosinone, Albinoleffe e Südtirol) ha intercettato solo una minima parte di questo potenziale, incidendo per appena l’1% degli investimenti totali prodotti in Europa.
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I dati attestano la necessità di avviare quanto prima un importante processo di rinnovamento dell’impiantistica sportiva. L’età media di inaugurazione degli impianti passa dai 61 anni di Serie A ai 65 della Serie C e ai 67 della Serie B. Solo nel 12% degli stadi della prima serie professionistica vengono utilizzati impianti con fonti rinnovabili di energia, e appena il 7% degli impianti del calcio professionistico italiano non risulta di proprietà pubblica. Numeri che testimoniano l’urgenza sempre più attuale di nuovi investimenti, considerando anche gli importanti effetti indotti connessi all’introduzione di una nuova generazione di impiantistica sportiva nel nostro Paese. Con riferimento ad esempio ai 14 progetti di realizzazione di nuovi stadi di calcio attualmente in fase di pianificazione e/o di effettiva realizzazione in Italia, si stima un investimento complessivo pari a 2,9 miliardi di euro e un impatto positivo in termini di potenziale aumento dell’affluenza degli spettatori agli stadi (+3,3 milioni) e ricavi da ticketing (+205,8 milioni di euro), nonché in termini occupazionali (con la creazione di quasi 12.000 nuovi posti di lavoro).

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