Il 14 maggio del 2019 la Roma annuncia con un Tweet l’addio di Daniele De Rossi: dopo 18 anni di amore puro il numero 16 giallorosso lascia dunque la Capitale. Questa fu la reazione a quella notizia.
Se Totti è la Roma, De Rossi è il romanismo, abbiamo letto da qualche parte quest’oggi. Ecco, esatto: il romanismo. Cos’è il romanismo? Il romanismo è un qualcosa difficile da spiegare, è un fuoco che vive dentro ogni tifoso giallorosso, è un gioiello che portiamo sempre dentro di noi, che custodiamo gelosamente mostrandolo al tempo stesso a tutti con il petto all’infuori. Perché essere romanisti va al di là delle vittorie, essere romanisti significa identificarsi nella Roma, nei colori giallorossi, e in quei giocatori, pochi, che riescono a incarnare il vero brillante amore che proviamo per questa squadra.
Ma quello che è successo prima a Totti e ora a Daniele De Rossi non si può accettare, è incomprensibile. Abbiamo pagato stipendi a giocatori mai scesi in campo, abbiamo costruito progetti tecnici su calciatori impalpabili, sono state costruite le fondamenta basandosi su persone inaffidabili e Ds pronti a tutto, pure ad andarsene a stagione in corso.
Ma questa scelta no, non si può accettare. Perché avrebbero dovuto distinguersi dalle altre società di calcio lasciando ai due giocatori simbolo della Roma la decisione sul continuare o meno a giocare con la maglia giallorossa. Prima o poi è necessario che qualcuno metta un punto, ha dichiarato De Rossi in conferenza. Ed ha ragione, ma quel punto andava messo insieme, ragionando, con la testa e con il cuore.
Non abbiamo mai rimproverato alla società le mancate vittorie, ma questo atteggiamento è molto più grave, perché così oltre a non vincere abbiamo perso pure due uomini nei quali ci siamo sempre identificati.
E l’identità, per una società come la Roma, è tutto.
Daniele De Rossi Uno di Noi
https://www.youtube.com/watch?v=r6cO-RH4iQs