In ricordo del Bomber dell’As Roma Giuliano Taccola, l’incubo dei difensori avversari [Video]

Era il 16 marzo del 1969 quando Giuliano Taccola, allora solo 26enne, accusò un malore al termine della partita che l’As Roma disputò a Cagliari. Non era sceso in campo quel giorno, perché da tempo il giovane originario di Uliveto Terme soffriva di tonsillite accusando anche importanti stati febbrili.

Quel 16 marzo, dopo aver assistito al match in tribuna, Giuliano Taccola scese negli spogliatoi per raggiungere i suoi compagni, ma accusò un ennesimo malore che fu fatale, portandosi via a soli 26 anni uno degli attaccanti più promettenti del calcio italiano.

Era un ragazzone di un metro e ottanta circa che, nonostante la stazza, sapeva percorrere lunghe distanze in pochissimo tempo. Rapido, determinato, con un enorme senso del gol. Malgrado le sue condizioni di salute non fossero ottimali il tecnico della Roma Oronzo Pugliesi prima ed Helenio Herrera poi non riuscivano mai a fare a meno del centravanti toscano, che giocava e segnava con grande regolarità. Nella sua prima stagione romanista Taccola scese in campo 29 volte in Serie A segnando dieci reti, e nella stagione successiva il suo record personale era in netto miglioramento: con Helenio Herrera, nella stagione 1968/69, Taccola aveva già partecipato a 12 partite segnando 7 gol. Fino a quel maledetto giorno di Cagliari, che strappò prematuramente il calciatore ai suoi famigliari e alla sua Roma.

Queste le parole di Giacomino Losi in ricordo di Giuliano Taccola: “Giuliano era stato da poco operato per una brutta tonsillite e dopo quell’operazione in genere dopo ogni allenamento gli si alzava la febbre, così gli facevano un’iniezione, non so di che, e stava meglio. È andato avanti così per parecchio.[…] Il chirurgo che lo operò alle tonsille gli proibì di prendere certe sostanze, sembra per disfunzioni cardiache. […] I miei compagni mi hanno raccontato che Giuliano fece un provino al mattino, ma disse a Herrera che non ce la faceva, così andò in tribuna. Ma dopo la partita scese negli spogliatoi per festeggiare con la squadra. Mi dissero che era felice, però dopo cinque minuti ha cominciato a dire “Mi sento male, mi gira la testa”. Così l’hanno sdraiato sul lettino e gli hanno fatto la solita iniezione, credo il massaggiatore Minaccioni. Appena gli hanno messo l’ago e iniettato il liquido ha fatto alcuni sobbalzi e non si è più mosso. L’hanno lasciato lì. Herrera disse ai giocatori “Andiamo via, ormai è morto e non possiamo fare più niente. Mercoledì abbiamo un’altra partita”. E l’hanno abbandonato lì. Ai miei compagni che mi raccontarono queste cose io dissi di dirle anche alla polizia e ai carabinieri. Non so se l’hanno fatto...”.

As Roma: Giuliano Taccola, l’incubo dei difensori avversari

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