Pensieri romanisti

La notte prima dello Scudetto: l’attesa per la partita Roma Parma

Il 16 giugno del 2001 capitò di sabato. Un sabato estivo, caldo, reso ancora più bollente dall’attesa per quell’ultima giornata di campionato che avrebbe potuto consegnare alla Roma il terzo Scudetto della sua storia. Il calendario di Serie A, per garantire la regolarità del campionato, prevedeva nelle ultime tre giornate tutte le partite alle ore 15: niente anticipi, né posticipi, le sfide si dovevano giocare di pomeriggio alle ore 15.

Il pareggio rimediato a Napoli aveva consentito alla Juventus di rosicchiare due punti alla Roma capolista e di tenere il campionato ancora aperto fino all’ultima giornata. Ma la squadra di Mister Capello sapeva che per mettere le mani sul titolo di Campione d’Italia tutto dipendeva da lei. L’ultimo ostacolo da superare era il Parma. Al San Paolo, per una manciata di minuti, i giallorossi erano riusciti a mettere quattro punti di distanza tra loro e i bianconeri, ma un gol all’81esimo minuto di Pecchia aveva rinviato tutti i festeggiamenti. Dunque, contro la squadra emiliana di Buffon, Cannavaro, Thuram e Almeyda sarebbe servita una prestazione seria, perché quei tre punti sarebbero stati vitali per respingere definitivamente l’assalto della Juventus e finire la stagione davanti a tutte le altre squadre.

Roma Parma, quindi. Non una partita semplice, perché i crociati avevano dimostrato in quella stagione di essere la quarta forza del campionato, grazie alle prestazioni di giocatori che di lì a poco avrebbero infiammato il mercato estivo: Buffon, portiere 21enne sul quale anche la Roma aveva messo gli occhi; Fabio Cannavaro, centrale di difesa della Nazionale, anche lui oggetto del desiderio dei giallorossi; Liliam Thuram, centrale francese di primissima qualità. Insomma, Roma Parma non sarebbe stata una passeggiata, ma i capitolini non avevano scelta perché l’obiettivo era soltanto uno: vincere.

Ricordo che l’attesa di quella partita era cominciata esattamente al fischio finale di Napoli Roma, gara che peraltro andai a vedere su un maxischermo che era stato installato a piazza San Giovanni per dare la possibilità ai tifosi romanisti che non erano riusciti a acquistare il biglietto per la trasferta del San Paolo di seguire la partita tutti insieme. Dunque fu una settimana di attesa e piena di interrogativi, di curiosità: chi giocherà domenica contro il Parma? Mister Capello schiererà il suo fido Marco Delvecchio o punterà dal primo minuto sul tridente pesante Totti, Montella e Batistuta?

Incredibilmente la Roma poteva contare su tutti i giocatori a disposizione: non c’erano infortunati, i migliori si erano allenati tutta la settimana per preparare l’ultimo assalto, quello decisivo, che avrebbe potuto farli entrare nell’Olimpo dei calciatori della Roma di tutti i tempi. E tutti si chiedevano: “È meglio schierare subito l’artiglieria pesante? Oppure sarebbe più corretto tenersi Montella in panchina, visto che quando entra a partita in corso timbra sempre il cartellino?”.

Un’attesa infinita quella del 16 giugno, che tuttavia era cominciata proprio a Napoli una settimana prima, al triplice fischio dell’arbitro Treossi che aveva decretato la necessità di fare un ultimo sforzo per mettere le mani sullo Scudetto. Un’attesa anche logorante, snervante, perché si smaniava dalla voglia di veder trionfare la squadra che aveva dominato in lungo e in largo il campionato. E poi arrivò quel 17 giugno 2001, giornata dolcissima che rimarrà per sempre impressa nei ricordi di ogni tifoso della Roma.

Forza Roma!

Alessandro Oricchio

Docente e ricercatore di Lingua Spagnola, giornalista pubblicista iscritto all'Odg del Lazio. Amante dei libri, dei viaggi, del calcio, della lingua spagnola, del mare e della cacio e pepe. Da gennaio 2021 redattore e speaker di TeleRadioStereo 92.7

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