Pensieri romanisti

Gli errori fatti dall’AS Roma da agosto a oggi

Possibile che una squadra che ha speso in estate oltre 100 milioni si ritrovi dopo undici giornate con 13 punti in classifica, all’undicesimo posto e a 12 lunghezze dal primo posto (o se preferite, a 9 dal quarto)?

Certo, è possibilissimo. Perché quando una società lavora in maniera disordinata, questi sono gli inevitabili risultati.

A partire dagli incarichi societari, soprattutto quello che ha consentito a Lina Souloukou di essere una plenipotenziaria, colei che poteva decidere da sola le sorti dell’AS Roma, colei che ha avuto il compito di ripulire i conti della società giallorossa ma che poi ha allungato i suoi tentacoli fino ad avere potere decisionale sulle questioni di campo, come accaduto con l’incredibile (perché si tratta di un qualcosa di incredibile, che supera ogni fantasia) decisione di sollevare dall’incarico Daniele De Rossi.

Ma perché De Rossi era il migliore? No, non era il migliore, ma si stava tentando di costruire un progetto triennale con un allenatore giovane, con un mercato zoppo ma comunque finalizzato a mettere al servizio di De Rossi una rosa che potesse giocare con il modulo sul quale aveva lavorato tutta l’estate: il 4-3-3 o 4-2-3-1, fate un po’ voi, ma comunque di base con la difesa a 4.

E allora accade che, già durante l’estate, una delle priorità siano i terzini: a destra né Celik tantomeno Karsdorp hanno mai dato sensazioni positive, a sinistra, invece, con Spinazzola e Angelino tutto sommato non si stava neanche troppo male. Ma gli interventi fatti da Ghisolfi (poi qualcuno ci spiegherà per quale motivo sia stato scelto per fare il Ds alla Roma) hanno previsto gli ingressi di Sangaré, un diciassettenne che in carriera vanta 1 presenza tra i professionisti, e Abdulhamid, gran caro ragazzo eh, per carità, ma proveniente da un campionato di sesta fascia? settima fascia? fate un po’ voi, al quale davvero non si può chiedere più di tanto.

A sinistra, invece, anziché trovare un accordo per il rinnovo di Spinazzola, anche annuale magari, evitando ulteriori spese, Ghisolfi ha deciso di investire 5 milioni di euro per Dahl, un ventunenne che vanta una trentina scarsa di partite nel campionato svedese, sì, svedese, che a oggi non ha visto il campo di Serie A se non dalla panchina. Risultato: a sinistra gioca Zalewski, sul quale, almeno in questo articolo, preferisco sorvolare.

Neanche cito la gestione del caso Dybala, perché non ho voglia di inferire, ma cito l’acquisto di Hummels e Hermoso, due grandissimi colpi: se non fosse che, con l’arrivo di due centrali, è venuto meno tutto il lavoro fatto da luglio fino a fine agosto, cioè quel lavoro che si basava sulla difesa a 4 per cambiare modulo e passare a 3. Perché? Perché non c’erano esterni di gamba né davanti, né dietro.

Chi ha pianificato il mercato? Chi è che ha consentito alla Souloukou di prendere decisioni di campo? Chi ha scelto Ghisolfi come Ds? Chi ha scelto Juric come sostituto di De Rossi? Chi ha dettato quel fantastico comunicato su cui c’è scritto che con Juric, che in carriera non ha mai giocato neanche le coppe europee, si ambiva a vincere qualcosa, cosa che con De Rossi non era possibile?

Chi siete? Chi è che gestisce la Roma? Chi è che sta gestendo la Roma in maniera così mediocre?

Probabilmente degli incompetenti, altrimenti tutto questo non avrebbe spiegazione. Il dizionario Treccani così definisce il termine incompentente: “di persona che non è in grado di parlare o giudicare autorevolmente su un argomento o una disciplina, per non averne sufficiente cognizione o esperienza”.

Esattamente le caratteristiche di chi in questo momento sta guidando la Roma: dall’alto in basso.

Pensieri romanisti

Alessandro Oricchio

Docente e ricercatore di Lingua Spagnola, giornalista pubblicista iscritto all'Odg del Lazio. Amante dei libri, dei viaggi, del calcio, della lingua spagnola, del mare e della cacio e pepe. Da gennaio 2021 redattore e speaker di TeleRadioStereo 92.7

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