Un punto raccolto nelle prime quattro giornate è un bottino misero, molto misero, malgrado la Roma abbia giocato tre delle prime quattro giornate fuori casa. Ma, senza dubbio, ci si aspettava qualcosina di più: non troppo, magari, ma qualcosina di più sì.
Tuttavia il momento della Roma non è affatto casuale, dopo un’estate non propriamente lineare, seppur chiusa con 4 colpi importanti. Ma Kone, Saelemaekers, Hummels ed Hermoso sono arrivati tardi, molto tardi, ed era impensabile credere che bastassero una manciata di giorni per inserirli già belli e rodati nell’undici titolare di Mister De Rossi.
Equivoci
Ma partiamo dagli equivoci: De Rossi aveva chiesto alla società uomini di gamba ed esterni veloci in grado di saltare l’uomo. L’idea, nota a tutti, era ed è stata lavorare sul 4-3-3, come d’altronde la Roma ha fatto durante tutto il ritiro estivo.
Poi qualcosa è cambiato, quando la cessione di Dybala è sfumata: si è cercato, forse a torto, di modificare in corsa squadra e calciomercato per provare ad accantonare l’idea del 4-3-3 e disegnare in campo un modulo che permettesse di schierare il numero 21 da seconda punta e non da esterno. Sono arrivati, infatti, Saelemaekers, esterno bravo a giocare anche come quinto, e due centrali di difesa, necessari per rinforzare il pacchetto arretrato qualora si fosse passati al modulo a tre dietro.
Ma era così necessario cambiare modulo? Eh ma la Roma costruisce sempre a tre: spoiler, non è la stessa cosa. Perché costruire a tre è un conto, difendere a 4 o a 5 è un altro.
Il primo equivoco, dunque, è il cambio in corsa che si è reso necessario (era davvero necessario?) per trovare una collocazione a Dybala (sicuri sicuri che non possa giocare largo a destra nel 4-3-3?), che però ha mandato in fumo tutte le prove di difesa a 4 che erano state fatte in sede di preparazione. Ed ecco qui che tra equivoci e incognite oggi si presenta una squadra che forse non ha ancora ben chiara quale sia la sua identità: su questo è necessario lavorare, forte, fortissimo, per iniziare a definirla il prima possibile.
Che sia stato un mercato “lento” era evidente: ci si aspettavano, forse, cessioni che non sono state concretizzate, dunque alcuni giocatori chiave sono arrivati quasi sul gong, e altri, probabilmente, non sono proprio arrivati, magari proprio quegli esterni “ideali” per il 4-3-3.
Quel ritardo, però, oggi si ripercuote sulla squadra, che naturalmente non può essere già bella finita e rodata, ma ha bisogno di tempo e pazienza affinché si trovi una nuova amalgama: ricordiamo che la Roma ha cambiato circa 12 giocatori, non tre/quattro, dodici. Era abbastanza prevedibile che sarebbe servito tempo per fare sì che una squadra così tanto nuova, e che ha rivoluzionato così tanto, avesse bisogno di un periodo di duro lavoro prima di potersi esprimere al meglio.
La solita “sfortuna”
C’è anche da aggiungere la componente “sfortuna”, oramai ben nota dalle parti di Trigoria: i soliti noti pali colpiti tra Cagliari ed Empoli, i soliti rigori evidenti non fischiati a favore (su Shomurodov contro l’Empoli, su Dybala contro il Genoa) sono la solita costante che accompagna la Roma oramai da qualche stagione. Sui pali magari con un pizzico di precisione in più ci si può lavorare, sugli arbitri, invece, sarebbe bello sentire qualcuno della società esprimere il suo disappunto. Sarebbe, condizionale.
C’è margine di miglioramento? Certo che sì, margine c’è eccome: ma forse bisogna tornare ad avere le idee chiare, tornare a fare cose semplici, senza stravolgere i piani per infilare questo o quel giocatore in campo, andando dritti con le idee sulle quali si è lavorato, senza modificare eccessivamente le strategie di gioco. E, soprattutto, sperando che la fortuna sia un po’ meno cieca e gli arbitri pure.
Pensieri romanisti