Chissà Vujadin Boskov come avrebbe commentato il calcio attuale. Lui, che con la sua estrema simpatia parlava di calcio in modo sempre ironico, ma senza risparmiare critiche se necessarie. Come fece in una delle sue interviste, in cui dichiarò che “soldi e interessi sono i più grandi nemici del calcio. Prima i giocatori avevano più interesse per giocare bene e lottare per le squadre in cui giocavano. Ora è cambiato, adesso non è importante chi sia il calciatore; si parla sempre di soldi”.
In quella stagione la As Roma di Vujadin Boskov non si comportò benissimo in campionato, che si chiuse con i capitolini al decimo posto in classifica, che tuttavia furono sfortunatissimi, perché persero la finale di Coppa Italia contro il Torino nonostante la grande gara di ritorno disputata all’Olimpico. Una finale che la Roma dovette affrontare con in porta il suo terzo portiere, a causa della squalifica di Giovanni Cervone (per il rosso rimediato sotto al tunnel di Milano) e l’indisponibilità di Zinetti.
Boskov e il telefonino di Caniggia
Vujadin Boskov era un allenatore ironico che però faceva della serietà il suo mantra. C’è un episodio divertente che ha raccontato Sinisa Mihajlovic, risalente proprio all’anno in cui il tecnico serbo allenava la Roma. L’allenatore era solito telefonare di sera ai giocatori per verificare che stessero a casa. Ma Caniggia si era inventato un escamotage. Ecco l’episodio:
Vujadin Boskov: “Facciamo entrare quel ragazzino”. L’esordio di Totti con l’As Roma
Il tecnico serbo ha lasciato un ricordo indelebile in tutti i tifosi della Roma e di calcio. Perché il 28 marzo del 1993 fu proprio Boskov a lanciare per la prima volta in assoluto in campo il giovanissimo Francesco Totti, all’epoca 17enne. La Roma è di scena al Rigamonti, dove si presenta però con gli uomini contati: sono assenti Piacentini e Carnevale, squalificati, Carboni, Petruzzi ed Haessler infortunati, mentre Muzzi è a mezzo servizio. La Roma però è sul 2-0 contro il Brescia (Caniggia e Mihajlovic), e quando mancano pochi minuti alla fine delle ostilità Boskov si rivolge a Francesco Totti dicendogli: “Scaldati dai, che entri!”. Totti pensò che il mister serbo stesse parlando con Muzzi, che gli sedeva accanto, ma poi capì che era lui a dover entrare in campo. Fuori Rizzitelli, dentro Totti: e iniziò così la carriera del numero 10 giallorosso.
Le frasi famose di Vujadin Boskov
Il tecnico serbo ci ha lasciato in eredità tante frasi famose, che ancora oggi ripetiamo spesso quando parliamo di calcio. Eccone alcune, indimenticabili:
“Rigore è quando arbitro fischia”.
“Io penso che per segnare bisogna tirare in porta”.
“Gli allenatori sono come i cantanti lirici. sono molti e anche bravi, ma soltanto due o tre possono cantare alla scala di Milano”.
“Pallone entra quando dio vuole”.
“Grandi squadre fanno grandi giocatori. grandi giocatori fanno spettacolo e migliore calcio”.
“Meglio perdere una partita 6-0 che sei partite 1-0”.
“Un grande giocatore vede autostrade dove altri vedono solo sentieri”.
“Un giocatore con due occhi deve controllare il pallone e con due il giocatore avversario”.
“La zona? un brocco resta brocco anche se gioca a zona. dov’è lo spettacolo?”.
“Io penso che tua testa buona solo per tenere cappello”.
“Più bravi di Boskov sono quelli che stanno sopra di lui in classifica”.
“Se mettessi in fila tutte le panchina che ho occupato, potrei camminare chilometri senza toccare terra”.
“Un 2-0 è un 2-0, e quando fai 2-0 vinci”.
“La partita finisce quando arbitro fischia”.
“Squadra che vince scudetto è quella che ha fatto più punti”.
“Benny Carbone con sue finte disorienta avversari ma anche compagni”.
“Chi non tira in porta non segna”.
“Non ho bisogno di fare la dieta. ogni volta che entro a marassi perdo tre chili”.
“Gli allenatori sono come le gonne: un anno vanno di moda le mini, l’anno dopo le metti nell’armadio”.
“In campo sembravamo turisti. con la differenza che per entrare allo stadio non abbiamo pagato il biglietto”.