Conferenze stampa

Roma Spezia, Mourinho in conferenza stampa: “Voglio essere chiaro, sono molto felice di essere alla Roma””

(asroma.com) José Mourinho ha parlato in conferenza stampa alla vigilia di Roma-Spezia, diciassettesima giornata di campionato.

Ecco le parole del tecnico giallorosso in conferenza stampa, in cui ha parlato di Roma Spezia, di tattica ma anche di calciomercato.

C’è lo Spezia, c’è un allenatore che lei conosce molto bene che è Thiago Motta. Ci sono episodi particolari che vi legano? Ed è possibile rivedere la coppia di attacco, Borja Mayoral-Abraham?

“Su Thiago, la gente pensa che ho conosciuto Thiago nella grande Inter del triplete. In realtà, ho conosciuto Thiago quando ero al Barcellona e mi mandavano ad allenare i ragazzi del Barça. Ovviamente ho tanti bei ricordi di lui. Ed ovviamente è uno dei miei. Tra i miei ex giocatori, che hanno intrapreso questo mestiere duro che è l’allenatore, guardo lui, guardo Stankovic, Chivu, tutti questi che sono diventati allenatori. E a fine settimana mi preoccupo di sapere quello che hanno fatto loro. In questo caso con Thiago è diverso perché siamo avversari. Però prima la partita e dopo la partita ho tanta stima di lui”.

“Borja-Tammy, è vero che hanno giocato bene. È anche vero che non abbiamo Zaniolo, Pellegrini, El Shaarawy, Carles Perez. Sono un’opzione. Però anche Shomurodov può giocare. Anche Felix può giocare. Lì abbiamo delle opzioni. Sono contento perché hanno fatto i loro gol. Per un attaccante tante volte non è sufficiente giocare bene. I numeri per sono importanti. Per Tammy tornare al gol, per Borja segnare quel gol bellissimo è importante per l’autostima”.

Come cambia il modo di giocare di Abraham con Mayoral, piuttosto che con Shomurodov o Felix? Forse Shomurodov attacca più la profondità.

“Hai detto tutto già. Hai fatto bene la differenza di caratteristiche dei giocatori. Shomurodov è un giocatore più di corsa, di profondità. Mayoral più di palla, più pericoloso dentro l’area. Per Tammy non cambia tanto giocare con l’uno o con l’altro. Lui ha il suo profilo di gioco. Noi possiamo influenzare il suo gioco in base alle nostre necessità, però per Abraham non cambia tanto”.

Se dovesse proseguire con la difesa a tre, ha individuato un giocatore che può dare il cambio a Karsdorp finché El Shaarawy è fuori?

“È difficile, è veramente difficile. In questo momento non ci sono tante possibilità di giocare a quattro perché per giocare a quattro non abbiamo Zaniolo, Perez, El Shaarawy. Shomurodov può fare la fascia, ma non è il suo ruolo. Non abbiamo tante soluzioni. Mkhitaryan ovviamente può, ma se siamo a tre e dobbiamo trovare giocatori nel ruolo di Karsdorp e Vina non ci sono. È così”.

Ha appena detto che di Karsdorp e Vina non avete sostituti. In vista della sessione trasferimenti di gennaio, sul mercato la priorità resta un centrocampista? Oppure ci sono altre priorità ora?

“Intanto, voglio specificare una cosa sulla scorta di questa domanda. Io non sono dispiaciuto per il mercato fatto in estate, perché – come detto – è stato un mercato di reazione ai nostri problemi. Non è che il Club non ha voluto darmi il giocatore di centrocampo, che io avevo identificato come necessità per la squadra, non è che loro non hanno voluto darmelo. Non è che abbiamo litigato perché io volevo e la proprietà e il direttore non volevano. No. Il nostro mercato è stato reattivo e per questa ragione, per avere uno di qua e uno di là, non abbiamo potuto averne di qua e di là”.

“È una cosa che ovviamente mi dispiace perché voglio sempre avere la miglior rosa possibile, per poter competere per delle cose più importanti. Ma la verità, la prima verità è che dall’inizio ho capito le difficoltà. Ora se a gennaio c’è la possibilità di fare qualcosa e quello che noi vogliamo è fare qualcosa, ma qualcosa non è un investimento pazzesco. Non è un investimento grosso, non sarà simile a un investimento estivo. Se si può fare qualcosa di più a gennaio è per dare più equilibrio alla rosa. In questo senso, una volta in più, siamo tutti e tre – proprietà, direttore e allenatore – siamo sulla stessa linea. Non c’è divergenza di opinione. Vediamo se d’accordo con le mie idee, compatibilmente con le possibilità, se possiamo fare qualcosa. Ovviamente in questa seconda parte di stagione è ancora più importante. Vediamo”.

Qual è la priorità? Il ruolo più importante da andare a coprire?

“Sono tutti quelli in cui abbiamo delle limitazioni. Quando guardi la nostra rosa ti spaventi un po’: non ci sono Pellegrini, El Shaarawy, Spinazzola e altri. Ti spaventi un po’. Però in una situazione normale, con 5/6 giocatori fuori, se arriva una situazione normale di due o tre, che è la situazione che di solito si considera normale, la squadra è più o meno equilibrata e ha due o tre posizioni dove abbiamo bisogno di imparare un po’. Ma abbiamo tre partite di giocare prima di gennaio, vediamo di fare più punti possibili in queste tre partite”.

Qualche settimana fa ci ha detto che non le piace giocare a cinque dietro.

“Non mi piace giocare a cinque, però non mi dispiace giocare a tre. A me non dispiace per niente giocare a tre. Giocare con calciatori fascia che non sono terzini, ma sono calciatori offensivi che devono fare un adattamento difensivo. Non mi piace giocare a cinque, questo no”.

Questo assetto, dunque, resta provvisorio in attesa che tornino tutti o non le dispiace come sistema definitivo?

“A me piace cultura tattica. Il tempo aiuta a costruire una cultura tattica, imparando a giocare in modi diversi. Una cosa è quello che piace di più a me, una cosa è quello che posso fare con i calciatori a disposizione. Io sono perfettamente aperto a fare il possibile per cercare il meglio per i miei giocatori. Con i giocatori giusti giocare a tre non mi dispiace per niente. Siamo in un campionato dove diverse squadre più forti giocano a tre, le più deboli giocano a cinque. E per niente mi dispiace. Quello che mi dispiace, invece, è per le emergenze o situazioni che non ti aspetti, invece di costruire e dare solidità ad una costruzione, andiamo ogni settimana a saltare in funzione delle emergenze che abbiamo”.

“A me piacerebbe, come ogni allenatore, avere un gruppo senza infortuni e squalifiche. Una settimana è un modulo, la settimana dopo magari è un altro modulo, salta la dinamica. Se giochi a tre è una dinamica, se giochi a cinque è una dinamica diversa. Si cerca sempre qualcosa di emergenza in funzione dei giocatori che hai. È più difficile. Però ne sto parlando perché tu hai fatto la domanda, altrimenti non vale la pena piangere tanto. Giochiamo queste tre partite, fino alla sosta. Poi gente come Pellegrini, Perez, El Shaarawy tornerà per gennaio. Felix? È convocabile. Si è allenato con noi tre giorni, venerdì, sabato e oggi, sarà convocato”.

Come si fa a migliorare l’aspetto mentale delle seconde linee?

“Dipende dal profilo di quello che tu definisci seconda linea. Se la seconda linea è gente giovane, senza esperienza, che non è preparata ad avere ogni tipo di responsabilità, quello che si deve fare è lavorare. E aspettare. Migliorare i problemi di inesperienza. Solo con l’esperienza ti aiuta. Se si parla di esperienza, significa sbagliare. Se è una seconda linea, di gente con esperienza, che magari non ha motivazione di fare quella che voi definite seconda linea, è un profilo diverso. Contro l’Inter in panchina avevamo otto giocatori in panchina con meno di 21 anni. Ovviamente parliamo di giocatori che l’anno scorso giocavano nel campionato Primavera”.

“Anche Bove, che ha giocato 30 minuti contro il Milan e a Sofia ha fatto il titolare, giocava in Primavera. E secondo me il campionato Primavera è di un livello basso, che non prepara all’ingresso in Serie A. Se paragoniamo questo campionato con quelli in Inghilterra, Spagna, Portogallo, non c’è paragone. Sono giocatori che devono imparare. Anche il secondo gol a Sofia il modo come Darboe – e non è una critica, per favore – il modo in cui si fa a quella palla al minuto 92, non è mancanza di qualità, è inesperienza. Se quello lì è un uomo con meno qualità di lui, ma con esperienza di calcio, non perde mai quel duello. Mai. E tu paghi. Ovviamente preferirei guardare alla panchina dell’Inter con Vidal, Darmian, Ranocchia. Ma è una realtà diversa e mi fa piacere lavorare con loro. La verità è questo. Non è nessun tipo di critica, è la realtà. Si può solo lavorare, che il tempo passi, che l’esperienza cresca, accettare gli errori come parte del processo di crescita”.

“Magari tu paghi con un risultato, con sofferenza come a Sofia, da un 3-0 a un 3-2, ma è così. Quello che voglio lasciare chiaro per la centesima volta è questo: ovviamente mi piacerebbe lottare per altri obiettivi, ma sono molto contento di stare qui. Vorrei lasciare questo concetto molto chiaro. Sono molto contento di stare nella Roma, in un progetto che è diverso da quello che ho avuto sempre nella mia carriera. Ma sono molto molto contento. E nessun dubbio che sto qui con tutto quello che ho in questa sfida. Sono molto contento”.

La Roma è la squadra tra le più ammonite, anche se non è tra quella che fa più falla. È troppa severità degli arbitri o nei giocatori manca un po’ di furbizia per non farsi ammonire così spesso?

“Meglio parlare di un’altra statistica, che siamo la squadra della Serie A con più tiri in porta. Meglio rimanere qui, non dire niente di quello che non devo dire”.

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